Savona. “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”. Così Gianni Carbone segretario provinciale della Confederazione Nazionale Artigianato di Savona commenta la decisione, contenuta nella manovra del Governo, di abolire il Sistri: “In effetti qualcosa di diabolico c’è nell’abolizione del Sistri prevista dalla Manovra di Ferragosto, che di fatto dovrebbe azzerare tutte le procedure e le scadenze individuate per l’attivazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti che sarebbe dovuto entrare progressivamente in vigore a partire dal 1° settembre”.
“Sin dai primi passi, il Sistri ha avuto in Cna uno dei suoi critici più attivi. E non certo per le finalità, assolutamente condivisibili – il monitoraggio e la gestione di un’attività nell’occhio delle cosiddette ‘ecomafie’ – piuttosto per le procedure fissate dal ministero: modalità complicate e macchinose, tempi compressi, costi elevati per le imprese, soprattutto quelle più piccole. Considerazioni che avevano fortunatamente portato ad un rinvio dell’entrata in vigore del Sistri. Ora la sua cancellazione, che però non tiene conto di un ‘piccolo’ particolare: i costi già sostenuti dalle imprese, almeno da quelle che hanno cercato di rispettare la tempistica dettata dalla legge” osserva Carbone.
“Costi diretti, sostenuti ad esempio dalle imprese di trasporto per i contributi versati, per l’installazione delle cosiddette black box (le centraline da installarsi sui camion),per il traffico telematico dei dati e per il necessario aggiornamento professionale. Ma anche costi indiretti per quelle aziende che si sono date una nuova metodologia per la gestione dei rifiuti. Costi che ora appaiono del tutto inutili, soldi letteralmente bruciati nel falò dell’incertezza della politica e della burocrazia. Cna ha anche abbozzato un calcolo di queste costi, stimandoli (per difetto) mediamente in 450 euro per ogni impresa di trasporto e di 150 euro per le aziende produttrici di rifiuti. Cifra che si somma allo stillicidio di tasse, balzelli e spese varie versate a sostenere il peso morto dell’inefficienza. E mai come questa volta fini a sé stessi, in un momento in cui ogni risorsa pubblica e privata dovrebbe invece essere finalizzata per il risanamento e lo sviluppo del Paese” prosegue il segretario di Cna.
“Si tratta di qualcosa come milioni di euro gettati – è il caso di dire – nella spazzatura. Cifre che, per quanto approssimative, dimostrano i costi vivi del pressapochismo e che testimoniano una volta di più la ragione per la quale in Italia le imprese sono più affidabili e credibili delle istituzioni. Ora, se l’abrogazione mette al riparo dal rischio le imprese di dover pagare ancora in futuro, rimane aperta la questione dei contributi sin ora versati. La Fita, l’associazione degli autotrasportatori di Cna, sta già studiando come predisporre un’azione finalizzata al risarcimento delle somme pagate e per questo invita gli associati a rivolgersi ai propri uffici” conclude Carbone.