Economia

Rilancio di Ferrania: “Non c’è più tempo, da Roma vogliamo risposte concrete” (foto)

Cairo M. Conferenza stampa congiunta da parte delle organizzazioni sindacali di categoria in vista dell’incontro romano del prossimo 16 giugno nel quale si tornerà finalmente a parlare in sede ministeriale della vertenza e del rilancio di Ferrania.

Le difficoltà del fotovoltaico, le scarse indicazioni sull’aggiornamento dell’accordo di programma, la scadenza della cassa integrazione straordinartia a fine novembre, infine la scadenza dei cantieri scuola-lavoro per la fine di giugno: questi gli elementi che i sindacati porteranno al tavolo romano con la richiesta di partire subito sia con le nuove filiere produttive quanto sul rinnovo delle misure sociali da adottare a favore dei lavoratori.

“Questa volta non potrà certo essere un incontro interlocutorio – fa sapere Fulvio Berruti della Filcem Cgil – La situazione di Ferrania è a dir poco difficile con scadenze ravvicinate che impongono soluzioni rapide. I 225 lavoratori in cassa integrazione e l’annunciato rilancio industriale della Valbormida non possono più aspettare”.

“Intanto c’è da dire che la comunicazione ufficiale da parte del Ministero non è ancora arrivata – precisa Pino Congiu della Uilctem – tuttavia abbiamo avuto conferma dalla Prefettura e auspichiamo che il grave ritardo di questa convocazione sia dovuto al fatto che il Ministero ci proporrà progetti industriali concreti a cominciare da tutta la filiera del fotovoltaico. Il problema sul decreto delle energie rinnovabili ha prodotto un blocco nel complessivo piano assunzioni di Ferrania Solis e mi auguro che proprio su questo fronte industriale ci sia un chiaro aggiornamento dell’accordo di programma”.

“Certamente un incontro tardivo rispetto alle enormi difficoltà di Ferrania e della complicata vicenda dei lavoratori. Le prossime scadenze impongono risposte immediate e risolutive, non vorremmo trovarci da qui al prossimo autunno con altri 200 esuberi da gestire con pesanti conseguenze economico sociali”, conclude Giorgio Cepollina della Femca Cisl.