Savona. La strada invasa dall’acqua davanti a sé, un “bestione” da guidare lontano dal pericolo e pochissimo tempo per ragionare su cosa fare. Ha 15 anni di carriera alle spalle, ma probabilmente una situazione così critica non l’aveva mai affrontata Silvano Vincis, l’autista di Tpl che, lunedì scorso, ha vissuto l’esondazione del Letimbro al Santuario proprio mentre si trovava al volante di uno dei bus dell’azienda di trasporto pubblico.
Quel giorno era iniziato allo stesso modo di tanti altri: “Quel giorno ero di turno sulla linea 3, che è quella del Santuario – ha spiegato ai microfoni di IVG.it – Già durante la prima corsa avevo notato che il tempo stava cominciando a cambiare. Ma ho cercato di completare la corsa ugualmente, anche perché si poteva andare piuttosto tranquillamente. Ma mentre tornavo indietro, all’altezza del capolinea di Cimavalle hanno cominciato a verificarsi alcune frane. A quel punto mi sono diretto il più in fretta possibile verso il centro. Fin a quel punto la corsa è stata regolare”.
Fino a quel punto: “Verso le 7.55, poco prima della partenza della seconda corsa da Savona, sono stato chiamato dal responsabile del movimento, il quale mi ha detto di contattarlo se mi fossi reso conto che era impossibile percorrere il normale tragitto della linea. Se così fosse stato, avremmo interrotto la linea. Quando sono arrivato nei pressi del cimitero del Santuario ho incontrato i volontari della protezione civile, che mi hanno detto di stare in guardia e di prestare la massima attenzione”.
La situazione è precipitata in fretta: “Quando sono arrivato vicino alla fermata del cimitero ho visto che la strada era invasa dall’acqua, quindi ho fatto scendere le tre persone che avevo a bordo. Non potendo girare, ho comunicato ai responsabili in azienda che sarei andato al capolinea del Santuario e poi avrei fatto inversione. Arrivato all’ospedale del Santuario ho notato che l’acqua già era arrivata alle ruote del bus. Ma vista l’altezza della corriera ho deciso di proseguire lo stesso”.
“A un certo punto sono giunto ad una semi-curva, da cui proveniva un vero e proprio ‘fiume’ d’acqua. Inoltre la strada del ponte cominciava a franare. Quindi ho cercato di fare retromarcia in una stradina, ma le ruote slittavano. Quindi mi sono raddrizzato, ho proseguito ancora fino ad uno slargo e sono andato col posteriore della corriera verso il cancello del cimitero. Ho fatto inversione e sono tornato verso la stazione di Savona. Non c’era tempo di pensare ad altro”.
Sangue freddo e una notevole abilità alla guida (resa ancora più complicata dalle forti piogge e dalle condizioni della strada, diventata un vero e proprio “fiume” d’acqua) gli hanno consentito di tornare a casa sano e salvo.