Savona. Il capitello della colonna è scivolato a terra. Ribelle e perfetto nella sua forma dal tratto addolcito che spicca tra l’erba, che contrasta con l’austerità di questo posto che ci toglie il fiato: per come è stato pensato, poi costruito, poi lasciato. Il Forte Ciuto, sotterraneo, nascosto.
Controlla Savona, ma il suo occhio raggiunge anche altre zone da quassù dove si dividono le Vallate di Cadibona e Vado Ligure e il versante di Lavagnola. La struttura fu costruita nel 1885 dal Regio Esercito: opera tra le prime ad essere corazzata con calcestruzzo. Totalmente interrata scavando la cima della montagna. Al suo interno scopri quindici vani: magazzini, riservette, stalle.
Nella parte alta erano alloggiati, in direzione nord- est tre cannoni e, poco al di sopra del blocco centrale, due a pozzo corazzato. Altri due armamenti sempre della ditta Gruson erano situati a nord- ovest, guardando il passo di Cadibona. Il Ciuto venne poi ereditato dai militari durante la Prima e Seconda Guerra Mondiale. Fu oggetto di un attentato, il 26 maggio 1975, l’ultimo delle cosiddette “bombe nere” di Savona, un periodo ancora oscuro a distanza di tanti anni riferito ad una serie di esplosioni che gettarono nel terrore l’intera provincia tra il 1974 e il 1975.
Claudio Arena ci aspetta con la mappa tra le mani, lo zaino dove c’è, insieme alla torcia, la bottiglia dell’acqua per Runa e Iseo, gli immancabili esperti Jack Russel, esploratori senza rivali. Erba alta, alberi abbattuti, rovi e spine. Il Ciuto non ne vuole sapere di estranei. Se lo vedi dalle immagini satellitari ti impressioni per come si presenta dall’alto. Un’emozione ancora più grande quando il nostro esperto di Savona Sotterranea, che ci svela ogni volta segreti sempre più affascinanti di questa terra, ci indica il percorso da fare poco dopo il ponte levatoio reso immobile dall’edera. Stanze sotto terra, corridoi bui, scale di granito. L’intonaco, i suoi colori: il rosso acceso che contrasta con l’azzurro carta da zucchero. Le stalle, le volte: perfezione, architettura, intuito. Ombra, luce. Salite, discese. Passato, presente. La torcia porta alla luce quello che non puoi vedere.
Anche il Forte Ciuto parla. Per capire il suo messaggio devi leggere sui muri. E avere rispetto. Così scendiamo e ci facciamo strada dove l’erba diventa uno scivolo e, per non cadere, i rami degli alberi sono ruvide braccia su cui appigliarsi. Entriamo in un locale dall’ingresso imponente. Corazzato. Strana sensazione, corridoio stretto, soffitto basso, oscurità. Ma questi muri? Pareti bianche come pagine di un quaderno. Ha scritto Mario, hanno scritto in tanti. Ci sono date lontane. Scalfiscono i muri, ti graffiano il cuore.
Qui parlano loro, queste Anime che ci hanno creduto veramente. Soldati. Un nome inciso. La forza prepotente di un messaggio.