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Savona 2021, ecco il 28enne che punta a governare la città. Meles: “Io l’unica rottura col passato”

Il giovane candidato pentastellato savonese ospite del quarto episodio del podcast condotto da Nicola Seppone “La Telefonata”

Generico luglio 2021

Savona. Se questa avventura fosse un film l’inquadratura del primo “ciak” mostrerebbe un 28enne di spalle con una scopa in mano mentre ripulisce dalle sporcizie una strada della sua città. Poi partirebbe una schermata nera, la scritta “Savona 2021” in sovraimpressione e la musica in sottofondo che raggiunge un picco per poi interrompersi bruscamente. Silenzio. Ancora uno sfondo nero. Ad un tratto sullo schermo comparirebbe il volto di un ragazzo savonese, la scritta starring seguita da “Manuel Meles” e poi il titolo del film.

MISSION IMPOSSIBLE

È una strada in salita quella che si appresta a percorrere Manuel Meles, giovane candidato sindaco sostenuto dal Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni amministrative della città di Savona. Lui lo sa bene, e nel corso del podcast “La Telefonata” condotto dal giornalista della redazione di IVG.it Nicola Seppone non fa nulla per nasconderlo. Manuel, però, è carico e motivato. E anche se dovrà vedersela con quelli che, quanto meno sulla carta, appaiono come due colossi (Marco Russo e Angelo Schirru), il 28enne savonese sembra avere le idee chiare: “Sono pronto a diventare il prossimo sindaco di Savona”.

“LA SUA MISSIONE, SE DECIDERÀ DI ACCETTARLA, È QUELLA DI VINCERE LE ELEZIONI”

Alla fine il M5S a Savona correrà da solo. E dopo la decisione di Andrea Melis (ormai simile a Meles soltanto per l’assonanza del cognome) di sostenere il candidato di “Patto per Savona” Marco Russo, anche con qualche pezzo in meno.

“Abbiamo preso questa decisione tutti insieme – racconta il candidato Meles -, io mi sono reso disponibile non solo per il lavoro svolto in questi cinque anni in consiglio comunale, ma anche per quello che all’interno del mio gruppo mi riconoscono come qualità. E poi anche per i miei dieci anni di esperienza all’interno del Movimento 5 Stelle. Mi rendo conto che sia una partita difficile, essere candidato sindaco è una grande responsabilità, però ci ho pensato molto e ho accettato. Sicuramente quello che sarà determinante sarà il supporto di tutto il gruppo, consigliere e assessori, ma anche chi sarà fuori, che potrà essere decisivo nel sostegno al candidato sindaco. Rivestire questo ruolo è uno degli oneri più importanti della vita collettiva di una comunità”.

Le stesse parole le abbiamo già sentite da un altro candidato sindaco, Marco Russo. Ma qui in gioco scendono proprio due generazioni differenti. Due generazioni che hanno anche provato a confrontarsi per trovare un punto di equilibrio. O anche una specie di accordo. Il risultato?

MELES, MELIS E IL PD: IL TRIANGOLO NO

Le strade, per Melis e il M5S savonese, erano sostanzialmente due. O correre da soli oppure trovare un accordo con il centrosinistra e la coalizione guidata da Marco Russo. Scartata la seconda ipotesi, è rimasta in piedi solo la prima. Ma cosa è successo veramente?

Conosco Andrea Melis da tanto tempo e mi dispiace che abbia fatto questa scelta, più che legittima – spiega il 28enne savonese in corsa alle prossime comunali -. Ci sarebbe piaciuto confrontarci anche con lui, magari le argomentazioni poi ci avrebbero portato a compiere scelte diverse. Quindi se ci fosse stato un po’ più di confronto avremmo potuto percorrere o la sua stessa strada oppure lui insieme a noi. Tutto purtroppo è avvenuto al di fuori dei canoni istituzionali, al di fuori dei nostri momenti di confronto”.

Le bordate di Meles sono eleganti, quasi timide. Però arrivano dove devono arrivare: “Per le tradizioni del Partito Democratico la scelta di Russo è stata una scelta subita, anche perché non nasce dal dentro al partito come nasceva una volta, con persone che hanno scalato le gerarchie e che poi sono state votate e scelte dalle assemblee locali – sostiene il giovane candidato -. A noi sarebbe piaciuto confrontarci con il Partito Democratico nel merito, ma anche delle persone, invece questo non è mai stato possibile. C’è stata molta resistenza sulla scelta dei nomi. A dire il vero non ci siamo nemmeno arrivati a parlare di nomi. Infatti, quando abbiamo toccato il tema della discontinuità di certe persone abbiamo subito notato un irrigidimento dell’altra parte e nei giorni successivi abbiamo visto alcuni personaggi, su cui avevamo dato un giudizio negativo, appoggiare il Patto per Savona. Prendere una strada diversa a quel punto è stato un atto naturale”.

Avete capito? A quanto pare Meles e il M5S hanno chiesto a Russo di lasciare in panchina alcuni “dinosauri della politica savonese” (così li descrive il candidato pentastellato). Al “no” dell’avvocato e dei dem, i cinque stelle hanno detto “grazie e arrivederci”. E guardate che questo è un punto cruciale della partita. Un ipotetico accordo tra Russo e il M5S, infatti, avrebbe completamente cambiato le aspettative (anche degli elettori) su questa competizione.

UNA SCELTA DI CORAGGIO. MA ANCHE UN PO’ TATTICA

Tra qualche mese, a urne chiuse, il Comune di Savona potrebbe andare al ballottaggio. È praticamente impossibile non vederci un po’ di tatticismo nella scelta del M5S di correre da solo. Tradotto, soprattutto per quelli che masticano poco di politica, il ragionamento in casa cinque stelle è stato un po’ questo: potremo anche perdere, ma in caso di ballottaggio i nostri voti potrebbero diventare una preziosa “merce di scambio” per trattare con chi si andrà a giocare la finale “ai rigori”.

Ma Meles qui si toglie i vestiti di Tom Cruise in Mission Impossible per vestire quelli di Keanu Reeves in Matrix. E inizia a schivare di tutto: “Io ho sempre detto che oggi parlare di ciò che sarà al ballottaggio è prematuro, anche perché ci sono tante dinamiche. Io non ragionerei sotto a quell’aspetto. I voti sono delle persone e al giorno d’oggi, in cui il voto è molto liquido, fare un ragionamento cinico di quel tipo mette molto male. Noi portiamo avanti la nostra proposta e cerchiamo di farla conoscere il più possibile”.

Ma alla fine poi gli scappa e ammette: “L’obiettivo è chiaramente riuscire ad arrivare al ballottaggio”. Ora sì che ci siamo.

IL NUOVO CHE AVANZA, UN PUNTO DI ROTTURA CON IL PASSATO

Meles è un ragazzo pacato e dai toni moderati. Insomma, non è uno dal “vaffa” facile alla Grillo. Eppure parlando con lui si capisce bene che il suo obiettivo sostanzialmente è quello di spedire a casa molti politici locali di lungo corso.

“Lo avevo già detto nel 2016, noi crediamo che, soprattutto negli ultimi 25 30 anni, chi ha amministrato la città ha sbagliato sotto diversi aspetti. Poi mettiamoci tutti gli alibi che vogliamo, come le questioni di bilancio – afferma -. E questi sono problemi che in parte comprendo anche. Ma si poteva fare tanto di più, ma soprattutto i savonesi non hanno ricevuto le risposte che aspettavano e meritavano da tanto tempo. Noi vediamo una città incompiuta sotto diversi aspetti, mal gestita, mal servita e quindi è chiaro che sia necessaria una fortissima discontinuità rispetto al recente e al passato più remoto”.

Ma andiamo ai fatti e proviamo a chiedergli come si sostanzierà concretamente questa rottura con il passato: “Uno dei temi su cui è necessaria più discontinuità è quello della pianificazione urbanistica – prosegue Meles -. Negli ultimi 15 anni si è agito soprattutto a colpi di variante, attendendo che i privati presentassero dei progetti per le aree di loro proprietà. Che sino ad un certo punto, dal punto di vista del privato, è sicuramente legittimo questo modo di fare. Ma se tu sei una amministrazione e vuoi pianificare lo sviluppo urbanistico della città, devi avere le idee chiare e c’è un piano urbanistico comunale che prevede determinate funzioni perché c’è un ottica di sviluppo. È questo l’atto principale su cui una qualunque amministrazione disegna lo sviluppo della città. Da questo punto di vista, sia il centrosinistra che il centrodestra hanno avuto un approccio sbagliato”.

Non vi sorprenderà, quindi, sapere che in caso di ballottaggio Meles potrebbe chiedere a Russo (o a Schirru, chi lo sa) l’assessorato all’urbanistica: “Sarebbe un modo per provare a realizzare il nostro programma e allo stesso tempo un modo per scongiurare la realizzazione di cose che il nostro elettorato non vorrebbe vedere”.

“La priorità non è il piano urbanistico – precisa Meles -, ma è sicuramente uno dei temi più importanti su cui lavorare nel corso dei cinque anni, anche perché purtroppo ci siamo mangiati quasi tutti gli spazi che abbiamo. La primissima priorità è lo stato di degrado dovuto ad una scarsa pulizia e manutenzione. È un aspetto che è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo bisogno di una città che si presenti davvero in maniera diversa”.

LA “GAVETTA” MANCATA DI CAPRIOGLIO

Il giovane Meles ha “combattuto” l’amministrazione comunale guidata da Ilaria Caprioglio negli ultimi cinque anni. E lo ha fatto a colpi di mozioni, interrogazioni e interpellanze.

Una volta bocciato l’operato del sindaco uscente, Meles ricorda: “Il problema vero è stato il carico di aspettative che un po’ tutti avevamo su questa amministrazione, soprattutto con riferimento alla discontinuità rispetto al passato. Una sensazione, quella di discontinuità, che è durata poco tempo. Infatti sono subito iniziate le criticità, anche se con tutti gli alibi del mondo. Non nascondo, infatti, che i problemi di bilancio siano stati incisivi. Io su questo, sui conti in particolare, riconosco all’assessore Montaldo un grande lavoro. È quello che ha permesso il risanamento dei conti proprio grazie alla sua competenza in materia”. Così Meles promuove Montaldo con un “bravo” mentre “rimanda” Caprioglio (la quale, ricordiamolo, non si ripresenterà).

E da buon studente di scienze politiche, analizza così la parabola del sindaco uscente: “Io penso che avrebbe avuto delle possibilità – continua Meles -, ma credo che non sia riuscita ad esprimerle per diversi motivi. Venendo dalla società civile, non avendo mai navigato all’interno dei partiti, devo imparare tutto e perdi alcuni anni a capire le relazioni, le dinamiche e se non sei pronto ti fai schiacciare dal sistema”.

Chissà cosa ne pensa Ilaria Caprioglio… glielo chiederemo.

PORTO, CROCIERE E PERIFERIE: LA RICETTA A CINQUE STELLE

Io penso che in questi anni porto e città si siano parlati. Autorità portuale si è imposta sul Comune di Savona molte volte e il Comune ha subito – è il pensiero di Melse -. Le autorità portuali sono in termini economico-lavorativi un grosso bacino. Quindi sono determinanti per la nostra economia, ma devono cambiare i rapporti con la nostra autorità portuale. Deve tornare un rapporto di dialogo piuttosto che di sottomissione del Comune. Anche perché per chi non lavora in porto o vicino al porto, le attività portuali diventano una sofferenza, nel senso che la città subisce alcune questioni, pensiamo al fumo delle navi o all’impatto sulla viabilità. E queste situazioni vanno affrontate in modo trasparente cercando delle soluzioni”.

E sulle crociere, croce e delizia di molti savonesi, Melis chiarisce: “Io ho parlato con tanti operatori, esercenti che dicono menomale che ogni tanto arrivano le navi. Il consumo che fanno in città è basso, ma per tanti è una boccata d’ossigeno. Ma non possiamo puntare solo sul turismo crocieristico, prima di tutto perché è un turismo mordi e fuggi, ma poi non possiamo nemmeno escludere che un giorno Costa dica ‘non vengo più a Savona’. Ovviamente speriamo di no, ma in quel modo andremmo a perdere un grosso bacino e per questo va diversificata l’offerta turistica. E i servizi che dai vanno diversificati in base all’utenza”.

Oltre alle crociere c’è di più? Secondo Meles sì: “Essendo una città di mare – puntualizza il candidato del M5S savonese – dobbiamo puntare molto sul turismo interno. Il litorale è la prima carta che si ha per cercare di incentivare il turismo. Ma abbiamo anche tanto patrimonio culturale che va rimesso a sistema e valorizzato. Tanti savonesi non conoscono il loro patrimonio culturale e questo è un sintomo che c’è qualcosa che non va nell’offerta. E poi una città che si offre bene, pulita, può essere uno strumento per attirare persone, nuovi residenti che arrivano. Savona ha una crisi sotto questo aspetto, ha perso popolazione negli anni, ma noi dobbiamo arricchire la città. E per attirarle la pulizia della città è fondamentale”.

Bisogna costruire cose che non ci sono. Cosa offre questa città ai giovani? Molto poco. O andiamo nella Vecchia Darsena o andiamo fuori città. Manca tutta un’offerta ricreativa, spazi per organizzare concerti e iniziative che possano tenere i ragazzi a Savona. Ma non possiamo pensare che l’unica offerta per i giovani sia solo la Vecchia Darsena”.

Altro tema caldo sono le periferie savonesi. Anche qui Meles non ha dubbi: “Purtroppo negli ultimi 10 15 anni fa è iniziato il depauperamento dei quartieri. Le periferie non sono agli stessi livelli del centro. Sono problemi che in parte non dipendono dal Comune, ma non si è fatto quasi nulla negli anni per cercare in qualche modo di rivitalizzarli. Oggi o si va in centro o tutta una valanga di servizi non esistono. Anche quelli base, pensiamo ad uno spazio verde. La ricetta è completare la riqualificazione urbanistica di quei quartieri e iniziare a decentrare alcuni servizi per rivitalizzare le periferie. Trasporti, pulizia e decoro sono già un primo modo per provare a rispondere a queste criticità”.

UN MELES AL GIORNO TOGLIE I PROBLEMI DEI SAVONESI DI TORNO?

Chi lo sa se ce la farà Manuel Meles a diventare il prossimo (e più giovane) sindaco della città di Savona. La parola spetterà, come sempre, agli elettori. Nel frattempo lui si gode il suo momento e come tutti i politici fa una promessa ai suoi elettori: “Cosa farei la mattina successiva alla mia elezione a sindaco? Mi alzerei e andrei a pulire io stesso i singoli quartieri della città di Savona”.

Di questi tempi, a Savona, con promesse di questo genere le mission impossible rischiano di diventare “possible”. Savonesi, tenetevi pronti: tra pochi mesi toccherà a voi scrivere il finale di questa sceneggiatura.

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