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Per un pensiero altro

Fenomenologia comparata dell’eroe

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Pensiero Altro 28 luglio 2021

“Impara da ieri, vivi oggi, spera per domani; la cosa più importante è non smettere mai di porti domande”. È quanto suggerisce Albert Einstein e mi sembra un’esortazione calzante con l’argomento di questo incontro ma, prima di entrare nel merito, è doveroso un ringraziamento alle lettrici ed hai lettori che hanno commentato l’ultimo scritto, sia per apprezzare che per richiedere approfondimenti che per sollevare appunti. Mi sono reso conto, di conseguenza, che è propedeutico precisare che non è possibile conservare la prospettiva convenzionale per parlare dell’eroe secondo “un pensiero altro”. Sempre in relazione alle osservazioni ricevute chiarisco che non ho inteso sovrapporre o confondere due figure assolutamente lontane tra loro, mi riferisco a quella dell’influencer ed a quella dell’eroe sia classico che moderno. Per “moderno” intendo l’anonimo che si sacrifica per il bene degli altri così come quello incarnato “dall’uomo comune” cantato da Caparezza come mi è stato suggerito. Va precisato, e anche a questo riguardo mi riferisco ai commenti ricevuti, che per influencer non è da intendersi il personaggio che ha guadagnato consenso attraverso l’acquisizione di meriti e stima, in quel caso si dovrebbe parlare di persona degna di rispetto e considerazione la cui posizione può avere un peso rilevante nella costruzione dell’opinione collettiva, il moderno influencer è altro e, con assoluta libertà intellettuale e, pertanto, dispostissimo a raccogliere prospettive diverse, vorrei condurre una sorta di rappresentazione fenomenologica comparata al fine di, con tutta modestia, offrire qualche spunto di riflessione sull’oggi che viviamo e, forse ancor di più, sul domani che andiamo ad edificare.

Quindi: com’è possibile definire eroe l’influencer? È solo una provocazione o possiamo riconoscere aspetti significativi per la costruzione di un “altro punto di vista”? In che modo possiamo raccogliere l’invito di Einstein? Se per eroe intendiamo una figura di riferimento collettivo che si eleva al di sopra di una moltitudine osannante pronta all’emulazione o, almeno, disposta ad annoverarsi fra gli ammiratori, oggi follower, ecco che il prototipo dell’influencer sembra incarnarla perfettamente. Certo, a questo proposito potremmo ricorrere ad un dramma di Ernst Barlach nel quale il mondo rimane senza eroe tanto che nasce, per usare una sua espressione formidabile, “un giorno morto”. Si, forse viviamo in un tempo morto, una stagione senza eroi e, per ricorrere alle parole di un altro splendido drammaturgo “sfortunata la terra che non ha eroi”, anche se, ancora una volta Bertold Brecht fa dire a Galileo “no, sfortunata la terra che ha bisogno di eroi”. Ma in quel caso si parlava di eroi come uomini eccezionali disposti a donare anche la propria vita per il bene collettivo, sia chiaro, non è quella l’ottica nella quale ci incamminiamo.

L’eroe arcaico è caro agli dei ma deve sottoporsi ad innumerevoli sfide sovrumane, deve sopportare sofferenze e spesso umiliazioni, ma sempre ne esce vincitore, almeno, nella memoria degli uomini comuni. A garanzia del senso di un simile percorso era il Padre celeste, Dio in persona, il Cielo, lo stesso che gli imponeva le prove che lo avrebbero innalzato al di sopra dei mortali i quali, inevitabilmente, tentando di emularlo avrebbero garantito la crescita della propria comunità lungo le non esplicite ma evidenti indicazioni etiche contenute nel progetto divino. Insomma, la comunità generava un dio che indicava un eroe come obiettivo per i componenti del gruppo, la chiusura del cerchio era l’utile collettivo e la conferma dei valori dello stesso. Questo è, me ne rendo conto, un tratteggio estremamente sintetico, ma facciamo di necessità virtù e compariamolo con quello, altrettanto breve, dell’influencer. L’eroe è caro alla rete, ente superiore creato dall’uomo comune al quale lo stesso si inchina adorante, a questo punto la “divina rete” genera i propri eletti, emanazioni garantite dallo ieratico progetto, esistere solo come espressione della stessa, ne è prova la possibilità di cancellare velocemente un simile personaggio senza minimamente intaccare il valore divino del mezzo. Il Dio moderno, addirittura al di sopra del tempo e già gravido di futuro, è molto democratico, davvero “uno vale uno” nella rete. Ancora una volta l’uomo crea il proprio dio e vi si inginocchia prono ma oggi dandosi il patentino non di credente, di emancipato dalla fede, si racconta che le proprie competenze tecniche nell’utilizzo del mezzo siano una forma di controllo sulla struttura complessiva e, pertanto, di libertà. La figura mediana dell’eroe come trait d’union tra cielo e umanità è ora svolta dall’influencer, la rete, pur non umana, attraverso il suo agure si accosta ai molti, chiunque può, se si comporterà bene, assurgere ai vertici del paradiso virtuale. È pur vero che una volta era l’idea di Dio tanto efficace da generare proseliti ma è anche inevitabile che fosse il numero dei proseliti a garantire la potenza del Dio. Oggi la forza della rete è data dal numero di follower che gonfiano le fila dei nuovi credenti. La prova? Se un ignorante su di una certa materia, per eleganza evito esempi, non credo sia difficile trovarne a migliaia, dicevo, se il tale ignorante ha il supporto di milioni di follower non ha forse il diritto dovere di pontificare su argomenti che non conosce? E non diviene subito virale la banalità che declama? E l’immenso numero di visualizzazioni della sua uscita non è già di per sé conferma del valore della stessa? E questo non lo innalza ulteriormente nel pantheon del nulla?

Mi sembra evidente, nella seppur breve disamina dell’oggi, l’ancillarità dei contenuti, delle idee, delle qualità nei confronti della forma, degli slogan, della quantità; ancor di più, l’incompetenza ed il pressapochismo sono divenuti meriti. L’influencer si accosta benevolo a masse di persone che ne sanno poco e male, come lui, circa l’argomento trattato, ma questo, paradossalmente, non viene letto come segno della mediocrità dell’influencer ma come valore del follower. “Non credi che se noi siamo 24 milioni e tu ci reputi dei mediocri forse il mediocre sei tu e noi quelli che hanno compreso?” potrebbe chiederci il follower. Che dire? Che secondo questa logica Colombo non sarebbe mai partito per circumnavigare il globo. Capisco bene che questo può essere considerato come un atteggiamento dochisciottesco ma non ho intenzione di abdicare ad un “pensiero altro” e di accodarmi a rinunciatari “oramai” , e so bene di essere in ottima compagnia. In chiusura mi sembra importante ricordare un motivante detto arabo: “Non arrenderti: rischieresti di farlo ad un ora dal miracolo”

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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