Genova. È stato premiato come “man of the match” al termine della magica notte azzurra a Wembley, dopo una prova contraddistinta, come sempre, da grinta e cuore e da un gol fantastico, un “tir a gir” alla Insigne. Una consacrazione per Federico Chiesa, un figlio d’arte che ormai può camminare alla luce del sole, senza temere l’ombra del padre, grande attaccante.
È proprio grazie alla militanza del genitore Enrico nella Sampdoria che il primo vagito dell’oggi ventiquattrenne è avvenuto a Genova.
Ieri sera non ha concluso la partita, sostituito al secondo minuto del secondo tempo supplementare, ma ha lasciato un segno indelebile grazie alla sua rete e alle sue giocate.
Sono passati meno di due anni dalla prima rete in maglia azzurra: il 18 novembre 2019 l’avversario era l’Armenia, erano le qualificazioni a Euro 2020 nelle quali Chiesa viene impiegato in sei occasioni.
Nel frattempo la crescita alla Juventus, che l’esterno destro ha spesso tenuto a galla in una stagione difficile, e poi la convocazione per gli Europei. Agli ottavi è determinante, sempre a Wembley, subentrando a Berardi e a sbloccare il punteggio nel successo azzurro contro l’Austria. Un gol a suo modo storico: eguaglia dopo 25 anni suo papà, che era andato in gol con la maglia azzurra al campionato d’Europa 1996. I Chiesa sono la prima coppia padre-figlio a segnare all’Europeo.
Nelle dichiarazioni post partita ieri dice: “Giocare per sessanta milioni di italiani è un sogno bellissimo. Non ci avrei mai pensato, è la notte più bella della mia carriera. Il premio Star of the match lo dedico a Spinazzola, anzi gli dedico la vittoria perché stasera ci avrebbe dato una grande mano. Abbiamo giocato per lui e speriamo di regalargli una gioia in finale”.
Ha l’umiltà dei grandi Federico Chiesa, quella che serve per fare strada: “Io leader? Come ho sempre detto penso giorno per giorno, agli allenamenti, a migliorare. I frutti del mio essere professionista poi li porto in campo”.
La finale è sempre a Wembley e il proverbio dice “non c’è due senza tre”, chissà…