Loano. “Non bisogna permettere a nessuno di firmare la vita al posto nostro. Saper pronunciare il pronome io di fronte alla storia è tutt’altra cosa rispetto all’esaltare il narcisismo. Io di vita ne ho una sola e la voglio giocare da protagonista. Meglio perdere inseguendo l’originalità che vincere facendo imitazioni delle altre persone”.
Così don Marco Pozza, sacerdote e scrittore, interviene alla sesta edizione del PreMeeting di Loano, la manifestazione che anticipa i temi del Meeting di Rimini, kermesse che la Fondazione Amicizia fra i Popoli organizza ad agosto di ogni anno a Rimini.
Il tema di quest’anno è stato le persone e l’”io”: “Dobbiamo ripartire dalla persona – aveva detto Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting di Rimini Emilia Guarnieri -, dal coraggio di dire ‘io’, di assumersi responsabilità e condividere i propri talenti con gli altri per il bene comune. Non possiamo pensare che sia tutto delegabile alle istituzioni o ad altre realtà statali. Occorre una società civile viva arricchita dalle iniziative di tutti”.
“Il coraggio è strettamente correlato alla speranza – aggiunge Pozza – cioè il tentativo di fare in modo che la disperazione non riesca mai a zittire quell’anelito flebile, quasi impercettibile, che è la nostra speranza. Credo serva molto coraggio per accettare di vivere e rifuggire la tentazione di sopravvivere. Soprattutto per riiniziare in questa fase della nostra vita.
“Questa è l’opportunità di rifuggire alla folla e di parlare al singolo. Di fronte all’individuo non si possono usare le frasi politicamente corrette ma bisogna parlargli al cuore secondo quella che è la tua storia. Quindi ben venga una chiesa che trova il coraggio di rompere le scatole nel senso bello del termine alla storia dell’umanità – conclude il sacerdote -. E’ per questo che è nata”.