Savona. Se da una parte circa 35 persone si sono ritrovate senza la propria abitazione, dopo lo sgombero di container e manufatti abusivi, avvenuto in mattinata, le famiglie restanti si ritroveranno senza acqua, in piena estate, a partire dal 30 giugno.
È stato un vero e proprio tsunami quello che ha travolto il campo nomadi della Fontanassa di Savona questa mattina, e gli strascichi non sono ancora finiti, anzi sono destinati a perdurare almeno fino a fine mese.
Come confermato anche dal comandante della polizia municipale savonese Igor Aloi, infatti, “c’è anche un grosso problema con la rete idrica ed il 30 giugno l’acquedotto chiuderà il contatore per insoluti”.
Una situazione difficilissima che ha suscitato la reazione carica di rabbia e stupore da parte del capo della comunità sinti Mario Re, che ha affidato il suo sfogo ai microfoni di IVG.it.
Si parte dall’odierno intervento delle ruspe: “Questa mattina siamo stati oggetto di uno sgombero, trattati come abusivi che non siamo. Ricordo che, nel 1994, fu l’allora sindaco Gervasio a spostarci qui dalla zona del Priamar. Non ci siamo certo insediati di nostra iniziativa”.
Ed ora, come detto in precedenza, la nuova, pesante scadenza è fissata il 30 giugno e la soluzione al problema sembra tutt’altro che vicina: “A fine mese, – ha proseguito Re, – ci toglieranno anche l’acqua. Siamo tantissime famiglie ed in piena estate. Come faremo? Dovremo comportarci come i cani e defecare in mezzo alla strada. Io lo farò se non si troverà una soluzione concreta”.
“Purtroppo soldi non ne abbiamo, non possiamo farci nulla. Io ho una pensione misera, da poche centinaia di euro che basta a malapena per fare comprare da mangiare e provare a vivere”, ha concluso.
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