Protesta

Sciopero e presidio TPL, i lavoratori: “Vergogna, durante la pandemia non abbiamo mai mollato” fotogallery

Protestano contro la privatizzazione, i contratti, la sicurezza e la manutenzione dei mezzi. Castellani (Cgil): "Oggi solo il primo appuntamento di un'estate calda"

Savona.Vergogna, sono 3 anni che ce lo menate – compare scritto su uno striscione visibile dalla rotonda di Legino – I tranvieri non hanno mai mollato durante la pandemia. Contratto subito”. Mentre un altro striscione avverte gli “enti proprietari di Tpl”: “La pace sociale ha un costo“. Hanno toni eloquenti i cartelli esposti di fronte alla sede di Tpl dalle rappresentanze sindacali e dalle decine di lavoratori che questa mattina si sono ritrovati davanti ai cancelli per un presidio di protesta, nell’ambito dello sciopero programmato per la giornata di oggi.

Nel mirino Provincia e Comune di Savona: tra le principali rivendicazioni infatti si chiede che l’azienda rimanga in mano pubblica (attualmente è partecipata con percentuali variabili dai Comuni della provincia e dalla Provincia stessa). Le altre richieste sono relative alla sicurezza (sistemi di protezione dei conducenti e impianti di videosorveglianza su tutti i mezzi) e al parco mezzi (ripristino dei corretti livelli di manutenzione degli autobus) e ai contratti (stabilizzazione dei conducenti e mantenimento delle condizioni economiche per i lavoratori).

“Oggi protestiamo per due vertenze – spiega Fabrizio Castellani di Filt Cgil – Una nazionale legata al rinnovo del contratto ormai scaduto da 3 anni con le risposte provocatorie da parte delle aziende che offrono 7 euro di aumento contrattuale. L’altra, invece, a livello provinciale che riguarda il ragionamento legato ai mezzi, agli organici dei lavaggi e dei meccanici e all’affidamento in house”.

“Ad oggi dal punto di vista della politica abbiamo ricevuto il niente – aggiunge-, nonostante abbiamo chiesto più volte degli incontri sia alla Provincia che al Comune, ma non ci è arrivata nessuna risposta. Purtroppo immagino che questo, sarà solo il primo sciopero di un estate che si prospetta calda”.

E sulla privatizzazione, Castellani commenta: “Era stata scongiurata grazie ai lavoratori che dal 2018 al 2019 hanno preso parte a 20 scioperi. È vero di mezzo c’è stata la pandemia, poi una crisi finanziaria, mancati introiti di bigliettazione per il 2020/21, oggi però stanno arrivando dei ristori. È logico che gli enti proprietari devono fare la loro parte, noi è da tempo che abbiamo chiesto di metterci al tavolo per discutere su quello che sarà il piano d’impresa, quello industriale  e l’organizzazione dell’affidamento in house ma ancora non abbiamo ricevuto risposta”.

D’accordo anche Giuseppe Gulli, segretario generale Uil trasporti Liguria: “Il trasporto pubblico deve rimanere pubblico e non passare ai privati. Un servizio pubblico tutela i cittadini che hanno diritto alla mobilità. Noi siamo qui non solo per protestare affinché venga messo al centro il futuro di lavoratori e i cittadini ma anche per difendere un servizio pubblico che è sempre stato definito essenziale ma di fatto non è mai stato sostenuto”.

“Dobbiamo sempre fare i conti con scarse risorse e un sistema che mette a gara il trasporto pubblico locale con l’unico comune denominatore di contenere i costi e mai aumentare i servizi e la loro qualità – evidenzia Gulli – Deve essere garantito il rinnovo contrattuale a una categoria che ha dimostrato senso di responsabilità senza mai tirarsi indietro in questo periodo”.

Grande anche la rabbia dei lavoratori che sottolineano: “Oggi abbiamo di fronte un’azienda che ha chiuso le porte e le orecchie, l’unica arma che abbiamo per essere sentiti è lo sciopero. Scioperare è sempre comunque un sacrificio e una estrema ratio. Questa giornata è l’inizio di un momento concreto in cui si apre un dibattito sui problemi dei lavoratori. C’è un limite che non si può superare, sarebbe meglio ammettere che esiste il problema dell’officina, i mezzi si fermano”.

A sostenere la protesta anche il partito Rifondazione Comunista: “E’ intollerabile che aziende aiutate a superare la crisi prodotta dalla pandemia con generose quantità di soldi pubblici, circa tre miliardi, ora neghino la firma di un contratto scaduto da più di tre anni e il riconoscimento dei miglioramenti salariali, normativi e delle condizioni di lavoro richiesti – commentano – Abbiamo già denunciato ripetutamente la scelta del governo di elargire molti miliardi alle imprese senza alcun vincolo per arrecare vantaggi a chi lavora. Ora chiediamo con forza al ministro delle infrastrutture di fare quanto necessario per sostenere le giuste richieste dei lavoratori e delle lavoratrici del settore nei confronti delle aziende. Come Rifondazione Comunista riteniamo la lotta per il salario, i diritti e migliori condizioni di lavoro, specie in un paese come il nostro con salari tra i più bassi d’Europa, un momento importante del percorso necessario per restituire valore al lavoro e dignità ai lavoratori”.

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L’attenzione poi si sposta sull’episodio degli scorsi giorni, con l’aggressione di un autista a Ceriale: “L’intervento del direttore non ci ha dato una grossa soddisfazione, dopo l’episodio della settimana scorsa ci aspettiamo una risposta più forte. Faremo una richiesta per un tavolo congiunto davanti al prefetto dove andremo a chiedere che facciano da garante. L’azienda deve tutelare i propri dipendenti. Siamo all’inizio dell’estate non osiamo pensare cosa può accadere da qua a settembre”.

Lo stop dei lavoratori di Tpl è iniziato questa mattina alle ore 8.30 e si protrarrà fino alle 17.30, con una “coda” serale dalle 20 fino a fine servizio. Per tutto il giorno, quindi, esclusa la fascia 17.30-20, i servizi di trasporto pubblico locale nel savonese potranno subire riduzioni e/o limitazioni. Ripercussioni sono previste anche per il trasporto scolastico e i servizi di scuolabus per le scuole medie.

Sul fronte occupazionale richiesta di garanzie per le condizioni di lavoro soprattutto del personale viaggiante, delle officine e dei lavaggi. “Sono necessarie anche assunzioni di meccanici e lavatori” afferma l’Rsu sindacale.

Ma a tenere banco è ancora la questione sicurezza dopo la grave aggressione a Ceriale, “che si va a sommare a tutti gli episodi dello scorso anno dove i conducenti si sono trovati da soli ad affrontare situazioni pericolose”

Una protesta indirizzata, come detto, in primis a Provincia e Comune di Savona, i principali enti proprietari: “Bisogna iniziare a lavorare per un servizio sostenibile, ma purtroppo soprattutto nella nostra provincia la politica risulta assente. Chiediamo un impegno concreto sul futuro del trasporto pubblico locale, essere coinvolti nell’affidamento in house del servizio”.

“Siamo consapevoli che la mancanza di introiti per l’emergenza Covid e le sue conseguenze ha danneggiato le casse aziendali, che si dovrà redigere un nuovo piano industriale, ma non vogliamo che tutto questo diventi un alibi in quanto, anche prima della crisi, ci sono state scelte aziendali controproducenti come il default dei servizi commerciali. Vogliamo difendere il lavoro, la sicurezza e la qualità del servizio attribuendo ad ognuno le proprie responsabilità” conclude l’Rsu sindacale.

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