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Per un pensiero altro

Le Gorgoni

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Pensiero Altro 30 giugno 2021

“Perseo, che leva alta la testa di Medusa col suo corpo patetico contorto ai suoi piedi, è l’epitome della tristezza, e mi fece pensare al mistico verso di Oscar Wilde: «Perché ogni uomo uccide ciò che ama». Nella lotta di quell’eterno mistero, il bene e il male, il suo scopo era stato raggiunto” (Charlie Chaplin) Può apparire inattesa una simile affermazione se espressa da Charlie Chaplin ma, riflettendo più profondamente, può essere letta come la prova che, indipendentemente da chi siamo, da quale attività svolgiamo, da quanto ne siamo consapevoli, “non gli uomini raccontano miti – per ricorrere alle parole di Claude Lévi Strauss – bensì i miti raccontano gli uomini”. Come potrebbe essere altrimenti, mi permetto di aggiungere, se il mito è la radice profonda alla quale attinge l’umanità ritrovandola in se stessa ogni qual volta si avventura alla ricerca del “senso”? Ebbene, uno dei miti più complessi ed affascinanti della cultura greca è sicuramente quello delle Gorgoni e, mi sembra, possa raccontare di sé e di noi ancora molto, specie se lo si prova ad osservare da “un altro punto di vista”.

Il mito greco ci descrive le Gorgoni come mostri, cioè esseri “diversi”, non necessariamente orribili ma di certo inquietanti, infatti rappresentavano il concetto di “perversione”: Euriale rappresentava la perversione sessuale, Steno la perversione morale e Medusa la perversione intellettuale. Le tre sono figure “femminili” non a caso, ovviamente, poiché sono contrapposte all’istituzionalità ortodossa del potere convenzionale, il “maschile”, appunto. Sono consapevole che anche solo questa affermazione richiederebbe una ampia trattazione che, in questo ambito, sono costretto a lasciare a margine, ci basti, per ora, riconoscere nel ruolo del potere istituzionale il “maschile” ed in quello archetipico il “femminile”. Aspetto fondamentale è anche il luogo di elezione delle Gorgoni, esse abitavano la linea di confine, quel topos senza luogo che segna la misteriosa demarcazione tra il Caos ed il Logos, tra l’essere inconoscibile che continua ad abitarci e la zona rassicurante della coscienzialità razionale. Quanto sarebbe ancora affascinante soffermarci nel giardino delle Esperidi e comprendere la ragione o la “ciarliera e silenziosa arazionalità” del loro mistero che si colloca tra il mondo degli uomini e l’assoluto altrove … ma torniamo alle Gorgoni. Delle tre Medusa è la più nota, la loro regina eppure la sola mortale ed è di lei che proviamo ad occuparci.

Faccio tesoro delle competenze della professoressa Elena Rossi, amica e attenta studiosa, che in una recente conversazione rispondeva ai miei dubbi circa la molteplice interpretazione dell’etimologia del nome di Medusa affermando che fosse interpretabile “con la comune origine di ” medo” (proteggo, controllo) e “medomai” (penso, escogito) dalla medesima radice indoeuropea “med-mod”, radice che rinvia, come è evidente in tutti i derivati, al sacro o al magico. È una radice analoga a quella sanscrita “medha”, relativa alla sapienza – aggiungendo con acuta provocazione intellettuale – è anche rilevante sottolineare che almeno quattro grandi nomi del mito greco hanno origine da medomai: Medea, Epimeteo, Prometeo e, ovviamente, Medusa”. In effetti le ricostruzioni etimologiche del nome Medusa la presentano come: “colei che domina”; “colei che escogita”; “colei che protegge”. Indubbiamente una figura particolarmente complessa e gravida di potenzialità immense, intrisa di enorme potere, eppure, fra le sorelle, l’unica soggetta ad invecchiare, cioè una divinità dall’illimitato potere ma consapevole della propria precarietà! Quanto più prossima alla natura dell’uomo rispetto agli dei olimpici ed a qualsiasi alta forma del divino! Scrive di lei Esiodo nella Teogonia: “questa era mortale, immortali e di vecchiaia ignare/ le altre due; ma con essa sola si giacque l’Azzurrocrinito/ nel molle prato e tra i fiori di primavera”.

È importante interrogarsi: chi protegge e da chi? Il suo pensiero è accostabile alla logica che guida il pensiero convenzionale? La sua sapienza è quella che noi chiamiamo conoscenza scientifica? No, Medusa rappresenta tutt’altro, non sarebbe così spaventosa, altrimenti, non sarebbe stato necessario decapitala, non sarebbe stato inviato a tale compito un eroe protetto addirittura da Atena … ma andiamo per ordine. Intanto è bene conoscere chi sia l’Azzurrocrinito esiodeo e per quale ragione sia tanto rilevante che questi si sia unito con Medusa. Si tratta del dio del mare, il potente Poseidone, ma va precisato che il suo gesto viene narrato in quasi tutte le forme del mito non come atto condiviso ma come violenza del dio sulla giovane e bellissima fanciulla, non solo, l’abuso venne consumato in un tempio sacro ad Atena. Da qui l’ira della dea che, come accade ai potenti, non si accanì contro il vero responsabile del sacrilegio, Poseidone, ma punì chi aveva subito l’offesa, la bella e giovane Medusa, trasformandola in un mostro dai capelli serpentini e con due orribili zanne che le spuntano dalla bocca ma capace di pietrificare con lo sguardo. È interessante la lettura che Héléne Cixous ci presenta del mito nel suo “Il riso di Medusa”: afferma che la punizione subita dalla giovane sia la conseguenza della sua resistenza al potere ed alla sua forma più abominevole, essa, infatti, lotta con tutte le sue forze di mortale contro la violenza di Poseidone. Ma se il dio del mare può essere interpretato come il potere ottuso e prevaricante delle brame maschili che “giustificano” il possesso della più fragile e abusabile Medusa, come decodificare la reazione tanto esasperata di Atena?

Mi rendo conto di aver già abusato della pazienza di chi mi legge e rinvio, per provare a concludere questa riflessione, al prossimo incontro nel quale spero di riuscire a spiegare il fraintendimento di cui è vittima la mia “Gorgone preferita”: sono convinto, infatti, che non sia lei l’elemento pesante ed antitetico alla “leggerezza” celebrata anche da Calvino proprio contrapponendola alla gravità di Medusa, al contrario, la sclerotica e grave staticità della pietra è nel terrore di chi si riflette nel suo sguardo. Affermazione che, mi sembra evidente, necessita di un ampio chiarimento.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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