Liguria. E’ un’occasione anche per molti savonesi il maxi concorso per operatori socio-sanitari, indetto da Alisa, che si è tenuto questa mattina all’Rds Stadium della Fiumara di Genova. Ma anche questa volta è stato preso d’assalto, com’era accaduto a febbraio in occasione della preselezione. Si sono presentati tutti con mascherine e, la maggior parte, si presume, vaccinati, ma ciò che si è formato in altri contesti verrebbe definito senza remore un assembramento.

La situazione è caotica come la volta scorsa, siamo da capo – lamenta una signora mentre attende di entrare quando sono già passate le 9, orario al quale era stata convocata -. Anche gli orari non sono rispettati. Siamo assembrati, come accade del resto in ogni concorso”. Un altro gruppo doveva entrare alle 8 ed è stato chiamato con più di un’ora di ritardo: “Situazione identica, ritardo e assembramento. C’è una grande disorganizzazione”.

I numeri sono importanti. Quasi 6mila gli iscritti alla preselezione, ma di questi se n’erano presentati meno di 3.700. Alla prova scritta, che consiste in un quiz a risposta multipla, sono riuscite ad accedere quasi 2.600 persone. Chi la supererà potrà passare agli orali che si svolgeranno invece online in modo da scongiurare altri problemi di affollamento. I posti disponibili sono 274, quindi ufficialmente c’è una possibilità su dieci di ottenere il posto, ma Alisa prevede di assumerne almeno il doppio: il concorso era stato indetto prima dell’emergenza Covid e nel frattempo le necessità si sono moltiplicate.

I candidati alla prova scritta di oggi sono organizzati in due turni, uno al mattino e uno al pomeriggio: i primi ingressi erano fissati alle 8 del mattino con inizio del test intorno alle 11. Alcuni steward regolano gli ingressi garantendo il distanziamento una volta oltrepassati i cancelli. Quindi viene misurata la temperatura e ci si accomoda nei posti assegnati, anche questi disposti a norma anti-Covid.

Il problema è ciò che accade all’esterno. “L’organizzazione del concorso parte dal cancello, al di fuori non possiamo intervenire perché le persone devono mantenere i comportamenti che tutti stiamo mantenendo da un anno a questa parte – risponde Daniele Zappavigna, responsabile del personale di Alisa che coordina le operazioni sul posto -. Non c’è bisogno di accalcarsi, tutti riusciranno a entrare, però siamo sul suolo pubblico e più che ripeterlo non possiamo fare. D’altronde la prova va fatta, non si poteva aspettare la fine della pandemia”.

E il ritardo sugli ingressi? “Chi doveva entrare alle 8, se qualcuno doveva entrare alle 8 ed è ancora qua fuori vuol dire che è arrivato in ritardo. Questo lo possiamo garantire –  insiste Zappavigna -. Stiamo facendo entrare circa 200-300 persone ogni mezz’ora. Ci sono 20 banchi di accettazione. Ovviamente ci può essere un contrattempo, una persona che non trova il documento o l’autocertificazione, però lo stadio è quasi pieno e contiamo di essere nei tempi”.

“Anche per la sessione del pomeriggio, prevista a partire dalle 14.30, si raccomanda ai candidati di rispettare l’orario della propria convocazione per consentire che la registrazione e la prova avvengano in massima sicurezza – aggiunge Zappavigna -. Si raccomanda, inoltre, di non arrivare in anticipo, di indossare correttamente la mascherina e di rispettare il distanziamento sociale”.

In bocca al lupo a tutti i candidati che sostengono la prova pratica del concorso Oss – ha affermato il governatore della Regione Giovanni Toti -. La figura dell’operatore sociosanitario è centrale nel nostro sistema sanitario regionale e lo è stata anche nella lotta alla pandemia da Covid-19 per garantire la qualità dell’assistenza. Sul fronte delle assunzioni, stiamo lavorando, tra l’altro, per prevedere un nuovo concorso regionale per infermieri che, dopo il concorsone realizzato nel 2017, dovrebbe essere bandito entro l’estate. In questo modo rafforziamo il nostro sistema sanitario con l’ingresso a tempo indeterminato di giovani motivati e preparati che saranno fondamentali anche per garantire la ripresa a regime di tutte le prestazioni, dopo la pandemia”.

I candidati per la maggior parte lavorano già come operatori socio-sanitari nel settore privato o con contratti a tempo determinato nelle Asl. “Vogliamo essere stabilizzati – ci racconta una donna prima di entrare -. È da un anno è mezzo che lavoriamo. Hanno attinto dalla graduatoria per l’assunzione a tempo indeterminato, ma poi ci hanno detto di fare il concorso. Se non possiamo questo, addio. Abbiamo lavorato col Covid, ce lo siamo preso, abbiamo immischiato i nostri figli e poi siamo stati scordati. E poi ci chiamano angeli”.

Più informazioni