Savona. “Non è accettabile che chi, per ragioni di salute o di scelta, non accede all’obbligo vaccinale venga privato del lavoro e del reddito“, “L’incostituzionalità è invisibile agli occhi, ma la vedi col cuore e la senti sulla pelle”, “I sanitari non saranno gli unici, sono solo i primi“,”E’ meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature”, “Ma quale stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io”.
Sono queste le frasi che stamattina si leggono sui cartelloni in piazza Saffi a Savona dove si sono trovati i lavoratori della sanità che hanno aderito alla protesta indetta da Cub sanità nazionale per manifestare “contro l’obbligo, previsto dal decreto legge dell’1 aprile, di vaccinazione per gli operatori sanitari a cui contestiamo la modalità e contro l’eccessiva privatizzazione del servizio pubblico nazionale che ha dimostrato di fronte alla pandemia tutti i suoi limiti”.
L’esecutivo Draghi, dopo aver ricevuto richieste da più parti, tra cui il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, ha imposto il vaccino anti Covid al personale del comparto sanità. In caso di rifiuto della somministrazione è previsto il demansionamento o la riduzione dello stipendio.
“Il servizio privato – spiega il responsabile Cub sanità Savona Maurizio Loschi – ha dato un contributo praticamente irrisorio. La necessità di cure, di prevenzione e di sostegno sono ricadute sul servizio pubblico che era poco finanziato a causa delle scelte precedenti che andavano nella direzione opposta”.
Per quanto riguarda il vaccino per il Covid Loschi spiega: “Noi non siamo entrati nel merito delle scelte che ognuno dei lavoratori ha fatto. Riteniamo che non sia necessario che i lavoratori debbano spiegare le loro scelte. Se una ragazza vuole fare un figlio non deve essere costretta a dirlo a nessuno, chi è immunodepresso non deve sbandierarlo ai quattro venti. Il principio del consenso informato deve essere pienamente rispettato e non deve diventare un consenso estorto attravero un ricatto“.
“Il sindacato non suggerisce a nessuno di non vaccinarsi – puntualizza -. Anzi, abbiamo aderito alla campagna di abrogazione dei brevetti sui vaccini per fare in modo che anche i paesi con meno risorse possano produrli e distribuirli alla loro popolazione ma non siamo contro a un obbligo di legge”.
A livello provinciale il sindacato non conosce i numeri precisi ma si pensa che siano consistenti: “Abbiamo ricevuto tantissime adesioni in questo periodo perchè siamo l’unico sindacato che ha deciso di sostenere i lavoratori in questa decisione. Ma leggiamo i dati dei giornali che parlano di 400/600 lavoratori non vaccinati solo a Savona. Qualora la sanità dovesse rinunciare alla prestazione di tutte queste persone entrerebbe in una prodonda crisi molto maggiore rispetto a quella che sta vivendo già adesso. Teniamo che vengano messi a rischio i servizi minimi”.
Tra gli interventi gli operatori sanitari focalizzano l’attenzione sulla “mancanza di libertà” e sulle conseguenze che potrebbe avere sul sistema sanitario: “E’ una pesante limitazione alla funzionalità e all’efficienza del servizio sanitario. Chiediamo che il decreto legge non venga convertito in legge o che venga approvato con sostanziali modifiche. La scelta dei lavoratori deve essere rispettata“.
“Le persone che sono qui oggi sono persone che hanno un osservatorio privilegiato sulla sanità. Non ci informiamo su facebook e chiediamo rispetto. E’ una scelta fondata su motivazioni serie. In questa piazza e in ospedale a lavorare ci sono persone che non sono mai scese in piazza. Ognuno fa le proprie scelte ma noi ci organizziamo per resistere al di là di quello che sceglie il governo o i parlamentari. Non molleremo adesso. Siamo tanti. In piazza oggi siamo una minima parte”.