Osiglia. La fase di riaperture, con il progressivo ritorno alle escursioni e alle gite nell’entroterra savonese, ha riportato alla ribalta una questione ancora aperta e sollevata da coltivatori e proprietari di terreni da alberi da frutto e castagneti, “presi d’assalto” da una serie di visitatori troppo spesso non curanti del territorio.
Una presa di posizione che si rinnova, con riferimento alle zone della Val Bormida, in particolare, ma non solo.
In passato proprietari di terreni e coltivatori impegnati nella produzione e valorizzazione di prodotti tipici locali non hanno fatto mancare di far sentire la loro voce: ora, anche a seguito delle conseguenze Covid, la prossima raccolta di funghi e di castagne si spera possa essere quella del rilancio, così come per altre attività agricole e rurali.
In passato si erano invocati maggiori controlli da parte dei carabinieri forestali e delle guardie volontarie proprio per salvaguardare il bosco e la sua natura, nel rispetto di alcune regole, ma le razzie e le incursioni proseguono.
“Noi amiamo il bosco e lavoriamo quotidianamente per tenerlo pulito e adatto per le nostro coltivazioni e non è giusto che subiamo danni ai nostri terreni e produzioni: istituzioni ed enti competenti non si sono mai interessati del problema” affermano i coltivatori diretti.
“Spesso abbiamo sopportato frequenti incursioni e danneggiamenti di intrusi che si impossessano del raccolto, senza contare i danni subiti dalla fauna selvatica in costante aumento, anche in questo caso senza ottenere adeguate risposte”.
“Chiediamo di trovare una soluzione, visto che per noi è impossibile vigilare: siamo di fronte ad una situazione inaccettabile. Si parla di valorizzazione del territorio, di recupero delle aree rurali e protezione ai coltivatori diretti e poi nessuno fa nulla nel concreto” aggiungono.
“Ricordiamo che non tutte le zone boschive di proprietà possono essere recitante, alcune sono attraversate da linee elettriche e telefoniche, strade comunali o vicinali non si possono chiudere, quindi ci dicano cosa fare…”.
“Siamo dimenticati dagli organi competenti che dovrebbero sostenere i piccoli coltivatori che operano per la pulizia dei boschi e la tutela del territorio, garantendo ogni anno prodotti locali tipici e di massima qualità” concludono.