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Regione, Toti vara la mini-riforma: ecco i sottosegretari, aiuteranno gli assessori

Pronta la modifica allo Statuto, verranno pagati solo quelli scelti fuori dal Consiglio. Ma la legge potrebbe essere sottoposta a referendum popolare

Toti

Liguria. Se la proposta venisse approvata, il presidente della giunta avrà il potere di nominare non solo gli assessori (che sono al massimo sette) ma anche fino a tre sottosegretari. E’ quanto prevede il disegno di legge, in corso di approvazione, proposto dalla giunta Toti che si appresta a sbarcare in Consiglio regionale. Non solo, la legge modifica lo Statuto dell’ente e istituisce oltre alla figura dei sottosegretari quella dei consiglieri delegati: figure fino ad oggi sconosciute in Liguria.

Una riforma rimasta per anni nei cassetti della maggioranza e tornata d’attualità negli scorsi mesi dopo il bis elettorale che ha scatenato più di un mal di pancia interno al centrodestra sulla spartizione delle (poche) poltrone disponibili all’indomani del voto. La novità si aggiunge alla recente creazione delle “strutture di missione“, la prima delle quali riguarderà la sanità e sarà affidata a un manager esterno per 123mila euro annui.

La figura del sottosegretario sarebbe parificata agli assessori, ma non del tutto. Potranno essere scelti tra i consiglieri regionali, ma nulla vieterà di nominare profili esterni. La loro funzione sarà quella di “coadiuvare il presidente nell’esercizio delle sue funzioni”, eventualmente con “specifici compiti e attribuzioni”. Parteciperanno alle sedute della giunta ma non ne faranno parte e non avranno diritto di voto. Potranno però rispondere a interrogazioni e interpellanze davanti al Consiglio regionale.

E i costi? Il testo del disegno di legge afferma che “il  trattamento economico dei sottosegretari è fissato dalla legge regionale con riferimento a quanto stabilito per i consiglieri regionali”, perciò l’indennità verrà stabilita con un provvedimento successivo. A chi è già consigliere regionale “non spetta alcuna indennità aggiuntiva” oltre a quella già prevista per l’incarico elettivo. Perciò l’aggravio si avrà solo in caso di nomina di persone esterne al Consiglio. Ai sottosegretari si applicano “le stesse cause di ineleggibilità e incompatibilità previste per i consiglieri regionali”: dunque, ad esempio, non potrà essere nominato un sindaco a meno che non rassegni le dimissioni dal Comune che amministra.

Con la stessa riforma, poi, sbarcherebbero anche in Regione i consiglieri delegati, sulla falsariga di quanto accade già a palazzo Tursi dove il sindaco Marco Bucci ha risparmiato sugli assessori affidando alcune funzioni di supporto a titolo gratuito (tra queste c’è la protezione civile). Allo stesso modo la modifica statutaria predisposta dalla giunta Toti precisa che “l’esercizio della delega non dà luogo ad alcuna indennità aggiuntiva oltre a quella spettante in qualità di Consigliere regionale né all’istituzione di struttura speciale di collaborazione”.

Ma l’iter della mini-rivoluzione istituzionale targata Toti è ancora lungo e irto di ostacoli. Il disegno di legge oggi ha ricevuto un primo parere favorevole in Commissione, poi dovrà iniziare la discussione e si procederà alla prima votazione. L’approvazione in Consiglio regionale dovrà avvenire a maggioranza assoluta e in due diverse deliberazioni a distanza di almeno due mesi, come prevede lo stesso Statuto. Ma a quel punto, entro tre mesi dalla data di pubblicazione, un cinquantesimo degli elettori o un quinto dei consiglieri regionali potranno chiedere che la legge sia sottoposta a referendum popolare. Il quorum non è previsto (a prescindere dal numero dei votanti, vince la maggioranza).

Ed è quello che l’opposizione quasi certamente farà, visto che può contare su 12 consiglieri quando ne basterebbe la metà. “L’intenzione è quella, stiamo valutando con tutte le forze di minoranza – spiega Gianni Pastorino di Linea Condivisa -. Intanto abbiamo chiesto audizioni di esperti di diritto amministrativo. Secondo non sarà un modo per allargare le maglie e far entrare persone esterne concedendo altri tre posti, e lo stesso accadrà con le strutture di missione”. Anche Ferruccio Sansa punta il dito contro la riforma: “Ha un bel dire Toti che ci sono anche altrove, ma in Emilia ce n’è soltanto uno e in molte altre regioni proprio non ci sono. Il punto è che in Liguria il governatore ha già uno staff degno della Casa Bianca, che Toti sceglie anche i responsabili delle unità di missione, che decide quali commissari creare e chi affidare le poltrone. Insomma, è tutto nelle sue mani”.

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Tra i consiglieri di minoranza a essere contrario alla riforma anche il pentastellato Fabio Tosi: “È dall’ormai lontano 2016 che lo diciamo: è l’ennesima mossa politica che non possiamo che definire ‘poltronificio pro-alleati’. Una mossa che non solo grida vendetta in termini di credibilità delle istituzioni, ma si tradurrà in un ulteriore costo (l’ennesimo) a carico dei cittadini. Una manovra già tentata nella scorsa legislatura e per la quale la maggioranza ora, ancora una volta, si arrampica sugli specchi”.

Il consigliere regionale del Gruppo Partito Democratico-Articolo Uno Enrico Ioculano, vicepresidente della prima commissione affari generali, istituzionali, bilancio afferma: “Tre sottosegretari sono un numero assolutamente eccessivo, la Giunta su questa operazione fa riferimento a realtà come la Lombardia che ha 4 sottosegretari su un territorio da 10 milioni di abitanti. In realtà stiamo pagando solo il prezzo di una maggioranza riottosa che ha bisogno di posti per placare i mal di pancia interni”.

“L’ennesimo giro di giostra di incarichi di sottogoverno – commenta il capogruppo del Pd Luca Garibaldi – con cui, mentre l’attenzione dei cittadini è rivolta alla crisi sanitaria e a quella economica, si istituiscono figure nuove dai contorni confusi con il ‘contentino’ del titolo ma che non miglioreranno l’organizzazione dell’ente. In questi mesi Toti si è prodigato a inventare ruoli, definire nuovi incarichi, moltiplicare gli staff per tenere insieme la sua maggioranza”.

Secondo quanto ricostruito dal Pd i maggiori costi saranno composti da quasi 800mila euro per i nuovi consiglieri subentrati a quelli fatti dimettere per diventare assessori, a cui si aggiunge un costo da quasi 900mila euro per lo staff della giunta, triplicato passando da 8 a 22 membri. Nel novero ci sono poi le strutture di missione, che costano circa 126mila euro l’una, ognuna delle quali può avere un ‘supermanager’ esterno oltre ai sottosegretari stessi che, se scelti all’esterno, possono costare un altro mezzo milione di euro.

“Una manovra – concludono Garibaldi e Ioculano – che costerà ai liguri 2,5 milioni di euro all’anno, 10 in tutto entro la fine del mandato, risorse che potevano essere indirizzate a fondi per le emergenze, contributi straordinari per il contrasto alle povertà e che invece finiscono a coprire la moltiplicazione degli incarichi. Questione di priorità, che per la giunta Toti evidentemente sono queste”.

È scontato, d’altra parte, che anche per le nomine dei sottosegretari entreranno in gioco i complicati equilibri politici di coalizione. Fonti vicine al presidente Toti assicurano che non saranno nominati esponenti di Cambiamo!, già preponderanti in giunta. Rimarrebbe un posto ciascuno per Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia-Liguria Popolare. Le deleghe riguarderanno probabilmente le materie che il governatore ha tenuto per sé, tra cui le più “calde”, quelle alla sanità e al bilancio.

Tuttavia i partiti del centrodestra non scalpitano per metterci le mani, almeno per il momento. “Di principio noi siamo d’accordo, perché sette assessori sono troppo pochi e da ex membro della giunta posso dire che lavorare così è molto complicato – interviene Edoardo Rixi, oggi deputato e segretario della Lega in Liguria – ma per ora non abbiamo indicato nessuno”. E così anche Fratelli d’Italia: “Crediamo che possa essere utile perché il presidente da solo non ce la più fare – spiega il commissario regionale Matteo Rosso – Noi non reclameremo la sanità perché il più competente tra noi era Massimo Nicolò che è stato nominato assessore alla Salute e vicesindaco a Genova. Uno dei nomi che avevamo avanzato è quello del nostro coordinatore provinciale Stefano Baggio, ma vedremo al momento, molto dipenderà dalle deleghe”.

Liguria Popolare, che aveva contestato al governatore l’esclusione dalla giunta, si è rifatta indirettamente con la nomina di Andrea Costa a sottosegretario alla Salute (una mossa del governo Draghi che ha colto Toti di sorpresa, anche perché ha escluso automaticamente altri incarichi in quota Cambiamo!). Resta fuori solo Forza Italia, che per ora si accontenta di Claudio Muzio consigliere segretario – ruolo di prestigio più che di concreto potere – ma che avrà titolo per reclamare almeno un sottosegretario quando (e se) la riforma diventerà operativa.

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