Savona. “Un posto dimenticato da Dio e dagli uomini”: un vecchio detto che però mal si addice al nostro caso, a questo borgo di trenta case, appendice di Montemoro. Non è dimenticato da Dio, che anzi è ben presente (si capisce con gli strumenti suoi, nella fattispecie il parroco Don Marco), e neppure dagli uomini, che qui sono tutti di buona volontà.
La gente di Montemoro non fatica invece ad alzare il dito contro il Comune. Per tutti parlano Claudio Montalto e Marco Aschero, elencando la serie infinta di problemi di cui si fa presto a rendersi conto allargando lo sguardo dal sagrato della chiesa di San Giacomo, monastero del dodicesimo secolo sulla via franchigena, sguardo che incontra a pochi passi il monumento ai Caduti, anch’esso in stato di degrado e abbandono. “Anche i martiri qui sono di serie B, come tutti noi”.
I problemi sono così tanti che per elencarli ci vorrebbe un’enciclopedia, ma proviamo a riassumerli. Vegetazione non curata, anche e soprattutto lungo il Lavanestro, sporcizia dovunque, tombini intasati tanto da provocare allagamenti alle prime piogge, liquami che sgorgano, panchine sporche, rotte e abbandonate. Guai a parlare di raccolta differenziata, e pure l’Adsl è un optional che mette in crisi soprattutto gli studenti, anche se in questo caso il Comune non c’entra.
Si intuisce che un tempo sul sagrato si affacciava un’area giochi. Dal groviglio di piante riesce ancora a spuntare la testa di un cavallino rosso e si può leggere un vecchio cartello: area giochi chiusa. Lo avevamo capito, più chiusa di così…
Montalto e Aschero sono un fiume in piena, vogliono ancora ricordare che qui siamo su un sentiero napoleonico, che si respira storia. “Quelli del Comune sono venuti due o tre volte in forze, soprattutto tecnici, abbiamo visto qualche raro intervento ma la realtà è che dobbiamo pensare a tutto noi”. Insomma, potrebbero dilungarsi per ore ma pensiamo che il lettore un’idea se la sia fatta.
C’è un profondo rito di questa comunità che si svolge ogni domenica. La messa delle 11, certamente, ma prima e dopo anche un confronto di opinioni e idee. “Vengono anche da Savona”, per dire di un’entità che dovrebbe essere vicina e invece sentono così lontana.
Aspettiamo che finiscano la liturgia e il confronto per incontrare i nostri interlocutori, che hanno deciso di affidare a IVG la loro protesta. Don Marco è lucido e paziente nell’esporre le caratteristiche di quel luogo e i problemi di cui soffre. Dalla chiesa esce anche l’ex assessore Franco Lirosi, che vorrebbe stare in disparte: davvero non è da lui. Gli chiediamo il perché e risponde: “Non vorrei che diventasse un caso politico, anche io semplicemente sto cercando di dare una mano. Che cosa posso dire? È un borgo di trenta case abbandonato dal Comune a cui bisogna restituire la vita”.
Volete farvene un’idea? Per vedere chiesa e borgo percorrete il Cadibona in direzione Altare e seguite l’indicazione che hanno dato a noi: imboccate la stradina sulla sinistra che trovate subito dopo il secondo autovelox. Così siamo ridotti: le macchinette infernali sono così tante da diventare punti di riferimento.







