“Tipico degli arroganti e dei supponenti l’indisponibilità a cambiare opinione, peculiare dei superficiali mutarla troppo facilmente”. Nel corso di un incontro al quale partecipavano diversi personaggi noti al grande pubblico, io ero presente con il solo titolo di essere prefatore ed amico di Gershom Freeman, inevitabilmente avvertivo l’incombere del potere e dell’abitudine ad essere ascoltati senza prestare troppa attenzione all’altro, atteggiamento che, a mio modo di vedere, contraddistingue i mediocri che hanno raggiunto una più o meno meritata considerazione generale. Posso assicurare i lettori che il severo giudizio appena espresso non deriva assolutamente da invidia, come affermava il Poeta, mi riconosco colpevole di tutti i peccati ma non di quello dell’invidia! Tornando all’incontro: uno dei partecipanti, per eleganza e discrezione evito di citarlo e poi non è utile al nostro argomentare, aveva appena affermato che la sua proverbiale coerenza gli avrebbe impedito di cambiare opinione. Preciso che la conversazione, purtroppo, ancora una volta, era scivolata sul tema della pandemia che ci accompagna tragicamente da più di un anno. Il confronto si sviluppava su due tesi: la prima che la pandemia e la somministrazione del vaccino fossero espressione e progetto della volontà di controllo da parte dei “poteri forti”, l’altra che, pur riconoscendo la volontà di controllo intrinseca nel sistema, vedeva nei vaccini una possibilità che, purtroppo, non aveva al momento alternative. Indipendentemente dalle due posizioni, mi interessa sottolineare l’arroganza di chi affermava che, essendo le sue informazioni quelle corrette, la sua tesi non poteva che esserlo altrettanto, il tutto senza poter dimostrare la superiorità delle sue “fonti”. Io non osavo contraddirlo, ultimo tra cotanto senno, pur avvertendo l’assurdità della sua arringa che, con mio sommo piacere, pensò bene di stigmatizzare il mio caro amico Gershom. La risposta perentoria del commensale fu la celebrazione della propria coerenza, come spiegavo, ed è così che Gershom affermò quanto citato in apertura.
Il caro amico Oscar Wilde sosteneva che “La coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive d’immaginazione”, piuttosto severo, lo ammetto, ma per comprendere il senso di un simile giudizio è indispensabile distinguere tra coerenza positiva e negativa. La prima non è ostinazione, né impermeabilità ai cambiamenti di situazione e contesto, non è paura di un pensiero alternativo o incapacità di produrre idee originali, è coscienza profonda di sé nel qui ed ora, è progettualità lungimirante, è responsabilità nei confronti delle proprie affermazioni e delle persone che vi hanno riposto fiducia, è moralità e non moralismo, è “elastica determinazione”. Wilde si riferiva, evidentemente, alla seconda: l’ottusa sclerotizzazione di una verità assiomatica assunta nell’ottica di un tifoso e non di uno sportivo, quel comportamento che arriva all’assurdo spacciandolo per fedeltà a principi obsoleti o addirittura antitetici ai fini che li avrebbero giustificati in un diverso contesto. Come sempre lapidario ma estremamente efficace Ralph Waldo Emerson afferma: “Una stupida coerenza è l’ossessione di piccole menti, adorata da piccoli uomini politici e filosofi e teologi. Con la coerenza una grande anima non ha, semplicemente, nulla da fare”. Quante volte la coerenza è solo la maschera di un pensiero statico, della mancanza di coraggio, del rifiuto aprioristico di un altro punto di vista; certo, se il mio interlocutore è un politico che chiede il mio voto per sostenere una tesi che abbandona appena eletto per sposarne una differente magari solo per scopi personali ecco che la coerenza diviene una qualità assente, ma in questo caso mi sembra si debba parlare di disonestà ed opportunismo, anzi, paradossalmente il soggetto si rivela del tutto coerente con se stesso, infatti mantiene il medesimo atteggiamento etico che si ispira all’utile personale, in principio lo scopo era farsi eleggere per raggiungere il potere, nel secondo mantenerlo, un eccellente esempio di coerenza positiva applicata negativamente! Per essere un poco più leggeri potremmo affermare che lo studente che dal primo giorno di scuola all’ultimo resta fermo nella convinzione che 2+2=5 manifesta tanta coerenza quanta ignoranza ma, allo stesso modo chi modifica quotidianamente la sua opinione sul risultato, anche se a volte può addirittura azzeccarlo, non è bene che sia portato ad esempio per il resto della classe. Purtroppo le questioni da affrontare non sono sempre così facilmente dirimibili.
Tornando all’atteggiamento che è stato stimolo a queste riflessioni: affermare “il valore scientifico” e, “pertanto inconfutabile” di una conclusione fondata su di una tesi che surrettiziamente o esplicitamente si dichiara essere certa, non come ipotesi ma come assioma, mi ricorda il momento in cui il barone di Munchausen si salva dalle sabbie mobili sollevandosi per i lunghi baffoni. Mi sembra pleonastico sottolineare che questa forma di coerenza sia ascrivibile al “genere negativo”. Il pensiero di Nietzsche, sempre acuminato e capace di intrecciare psicologia, antropologia, filosofia e politica ci può ancora illuminare: “Del nostro pensare e del nostro giudicare si fa in seguito, così sembra, la causa del nostro essere: ma in realtà è il nostro essere la causa del fatto che pensiamo e giudichiamo così e così. E che cosa ci induce a questa quasi inconscia commedia? L’indolenza e la comodità e, non da ultimo, il desiderio della vanità di essere trovati coerenti da cima a fondo, uniformi nell’essere e nel pensare; giacché ciò procura rispetto, dà fiducia e potenza.”
Preferisco celebrare il meraviglioso coraggio di amare chi ci dà torto e ci offre l’opportunità di osservare le cose da un “altro punto di vista”, così come l’intelligenza di chi è felice di lasciarsi destabilizzare senza edificare “preconcetti bastioni armati”. Mi concedo ad una citazione tratta da uno scrittore che oramai “è di moda” forse proprio perché si è infine fraintesa e anestetizzata la sua profonda iconoclastia, scriveva Aldous Huxley: “L’uomo che vuole sempre essere coerente nel suo pensiero e nelle sue decisioni morali, o è una mummia ambulante, o, se non è riuscito a soffocare tutta la sua vitalità, un monomaniaco fanatico” che è un po’ come dire: “Chi è tutto pieno di sé spesso è solo pieno di …. vuoto”.
Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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