Volto noto

“Volevo fare la stilista”: la giornalista Cristina Carbotti racconta il suo primo libro

Tutti i proventi andranno in beneficenza

Generico aprile 2021

Liguria. Cristina Carbotti , una giornalista molto apprezzata e conosciuta dai liguri per gli anni di servizio al Tgr Rai 3, durante il lockdown ha iniziato a scrivere la sua storia , a partire dai primi passi nel mondo della radio per arrivare al giornalismo televisivo. Un po’ di suspence sul suo profilo facebook e poi è arrivato l’annuncio della pubblicazione del  suo primo libro: Volevo fare la stilista. Trenta copie pilota, la pubblicazione a puntate su facebook e poi, visto il grande successo arriverà la pubblicazione in altra tiratura e come annunciato i proventi andranno in beneficenza.

Hai già scelto per quale causa e associazione? 

Non ho ancora individuato l’associazione a cui donare eventuali ricavi da questa mia nuova avventura. Mi piacerebbe però riuscire a raccogliere abbastanza fondi da destinare ad una borsa di studio per un ragazzo o una ragazza di talento, che non ha le possibilità di proseguire gli studi. Vorrei aiutare qualche giovane ad esprimere le proprie qualità, per permettergli di realizzare i suoi sogni, così come ho fatto io.

Il primo libro di uno scrittore è quasi sempre autobiografico. Dopo la radio e la tv sarà questa la tua nuova strada?

Una nuova strada no, ma magari una strada parallela. Scrivere mi è sempre piaciuto.  A scuola gli insegnanti, sin dalle elementari mi dicevano che avevo uno stile asciutto, quasi “giornalistico”. La cosa bella è che quando mi trovo davanti ad un foglio bianco inizio a scrivere come se fossi sotto dettatura. Quello che penso, scrivo. Una scrittura istintiva, diretta, senza tante riletture. Non trovo differenza tra lo scrivere e il parlare in Tv o in radio. Mi piacerebbe continuare a comunicare qualunque sarà il mezzo.

Hai frequentato le scuole a Savona e in testa un sogno: fare la stilista e poi è arrivato il giornalismo. Rimpianti? 

Sinceramente, nessun rimpianto! Come racconto nel libro, ogni esperienza è stata propedeutica alla successiva. Come stilista, creando abiti avrei potuto rendere felici le persone che li avrebbero indossati, come giornalista ho incontrato tante persone con storie singolari e ho cercato di far si che ogni servizio avesse uno scopo. Denunciare una ingiustizia, dare una speranza, evidenziare una particolarità. Ho messo la mia creatività al servizio della televisione e mi ritengo comunque fortunata ad aver fatto un mestiere che mi ha sempre dato grande gioia.

Generico aprile 2021

Quarant’anni di professione. Un bel traguardo. La memoria storica di un territorio, quello ligure e del savonese. Ricordi i tuoi inizi , il percorso che ti ha condotta a rai3. 

Certo! E’ stata una lunga, lunghissima gavetta. Prima di arrivare a Raitre, dove sono approdata nel 2013, a quasi cinquant’ anni, superando un regolare concorso, ci sono stati dodici anni a Raiuno e prima ancora due anni a Canale cinque. Senza contare i lunghi periodi nelle tv private e nelle radio, dove ho iniziato. Un lungo e articolato percorso che racconto con dovizia di particolari nelle 160 pagine del mio libro.

Hai incontrato, raccontato e intervistato  migliaia di persone. Qualche storia  ti è rimasta impressa nella memoria e particolarmente colpita? 

In ogni storia che ho raccontato, grande o piccola, c’è stato qualcosa di unico che mi è rimasto nel cuore. Ci sono però persone e fatti che non dimenticherò mai per l’intensità con cui li ho vissuti. Tra questi la vicenda di Yara, la tredicenne di Brembate scomparsa e poi trovata morta in un campo vicino a casa. Oppure la storia del piccolo Tommy, il bimbo di tredici mesi rapito davanti ai genitori e poi ucciso vicino a Parma. O ancora la storia della ragazza del lago di Como, Chiara Bariffi, ritrovata grazie alle indicazioni di una sensitiva. In Liguria invece ricordo con grande intensità le tante disastrose alluvioni che ho dovuto raccontare in questi decenni.

Quanto è cambiata la nostra regione e in cosa non la riconosci più dopo quarant’anni?

In realtà trovo che la Liguria non sia cambiata così tanto in questi ultimi quarant’anni. Pur andando via spesso per lavoro, non mi è mai capitato, tornando, di vederla stravolta. Ho vissuto qualche periodo di grandi trasformazioni intorno agli anni 90, quando Genova era in fibrillazione per una particolare aria di rinnovamento generale, grazie anche alle Celebrazioni Colombiane. Poi ci sono stati lunghi periodi di immobilismo. Nelle riviere i paesi fortunatamente sono rimasti quasi gli stessi con il passare degli anni. D’estate il turismo, d’inverno tranquillità e pace. Mi ha fatto piacere rivivere attraverso il libro le emozioni di bambina, a Spotorno, il paese dove sono cresciuta e dove ho iniziato a muovere i primi passi in radio. Ma anche ritrovare sui social le tante persone che hanno condiviso con me pezzi di vita, sempre legati al lavoro di giornalista. Il ponente è una terra che conosco bene, e che amo. E’ il mio luogo del cuore da sempre e in fondo in fondo vorrei che non cambiasse mai!

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