Cairo Montenotte. Sviluppare un test di screening per il tumore alla prostata affidabile, rapido, economico, e basato sull’esame delle urine. È questo l’obiettivo dello studio del ricercatore cairese Sergio Occhipinti, che anche quest’anno ha ricevuto il finanziamento da Fondazione Umberto Veronesi, vincendo insieme ad altri 132 colleghi, il bando “Post-doctoral fellowship” 2021.
Il tumore alla prostata è il più comune tra gli uomini, sotto i 50 anni è molto raro, ma avanzando con l’età viene diagnosticato mediamente ad un uomo su 8. “In alcuni pazienti, però, la malattia si sviluppa in maniera indolente, ovvero non si dovrà intervenire, ma solo monitorare. Nei casi più gravi, invece, la soluzione è solitamente l’asportazione dell’organo che rende il paziente impotente e incontinente con tutte i disagi anche psicologici che ne conseguono” spiega Occhipinti.
Quindi quando intervenire? È sempre necessario? Da qui nasce la ricerca del cairese, in quanto – come lui stesso sottolinea – “attualmente non esiste uno screening come per il tumore mammario o al colon che possa identificarlo con certezza. La misurazione dell’antigene prostatico specifico (PSA) nel sangue è al momento l’esame cardine per valutare la salute della prostata, ma recentemente si è capito che, da solo, non è affidabile per stabilire la presenza di un tumore. I benefici, in termini di sopravvivenza, sono minimi se rapportati ai costi elevati a livello economico e sociale”.
“La ragione – continua Occhipinti – sta nel fatto che un aumento del PSA nel sangue può essere dovuto alla presenza di un tumore, così come di altre patologie alla prostata, come un ingrossamento, ma anche ad una intensa attività fisica. Più del 70% degli uomini che si sottopone ad una biopsia della prostata per un esame del PSA sospetto non ha un tumore. Di contro, un valore di PSA considerato ‘normale’ non dà la certezza di assenza di malattia, lasciando al paziente degli importanti strascichi a livello psicologico”.
Dunque, che fare? Cercare di sviluppare un test che permetta di individuare in maniera più efficiente la presenza e lo stato di avanzamento del tumore alla prostata. “All’Università di Torino lavoriamo a questo progetto da alcuni anni grazie a Fondazione Umberto Veronesi che ha deciso di sostenerlo economicamente. Abbiamo testato un migliaio di pazienti e abbiamo riscontrato che nelle urine degli uomini malati sono presenti delle molecole che vengono prodotte in modo diverso rispetto a quelle di una prostata sana. Abbiamo cercato così di sviluppare un test che possa individuarle”.
In parallelo agli studi, infatti, Occhipinti insieme ad altri ricercatori ha dato vita ad una start-up che si sta occupando della produzione di questo strumento, che deve avere delle caratteristiche specifiche. “Lo scopo è di sviluppare un test che sia rapido ed utilizzabile da tutti i medici, dalle grandi strutture agli ambulatori, per semplificare il percorso diagnostico nella fase preliminare in modo da identificare chi deve essere sottoposto ad esami più approfonditi e chi no, oltre a diminuire il numero di passaggi in ospedale dei pazienti. Ovviamente il tutto a costi contenuti per la sanità” evidenzia.
Un’importante ricerca, dunque, che vede un savonese come protagonista per riuscire ad evitare a tantissimi uomini la preoccupazione e la paura del tumore alla prostata e soprattutto aiutarli a capire la sua reale gravità.