Difficoltà

Riaperture, bar e ristoranti savonesi chiedono aiuto: “Dehors gratis e tavoli anche a 20 metri dal locale”

Sono le richieste avanzate dalla Fipe e da Assoristobar Alassio

Dehors Andora

Savona. “Per quanto riguarda le nuove regole per le attività nel settore della ristorazione, confidiamo nella comprensione dei sindaci dei Comuni della provincia e di riuscire quindi ad arrivare a un buon compromesso che venga incontro anche ai commercianti, sia di bar che di ristoranti, che non hanno la possibilità di avere un dehors di fronte al locale perché non c’è lo spazio. Per ovviare a questo problema, abbiamo pensato di chiedere di consentire di mettere i tavolini a qualche metro di distanza, che siano 15 o 20”.

A dirlo è il presidente di Fipe Savona Pasquale Tripodoro che commenta le norme previste dall’ultimo decreto del Governo Draghi che prevede, dal 26 aprile, in zona gialla, di aprire bar e ristoranti e concedere a queste attività il servizio al tavolo esclusivamente all’aperto. Non tutti i locali, però, dispongono del dehors e soprattutto dello spazio per poter aggiungere coperti all’esterno del locale. Negli ultimi giorni si sono seguite diverse richieste rivolte alle amministrazioni comunali per concedere il dehors gratuito, dai consiglieri comunali di Savona Barbara Pasquali e Elda Olin di Italia Viva, dal consigliere provinciale di Forza Italia Eraldo Ciangherotti e dai consiglieri comunali della Lega nel Comune di Albenga Cristina Porro e Gerolamo Calleri.

Alle parole di Tripodoro fanno eco le richieste, rivolte al sindaco di Alassio Marco Melgrati, del presidente di Assoristobar Alassio Carlomaria Balzola: “Con le deroghe per posizionare i dehors, ad esempio, per quei piccoli locali o trattorie nel budello sarebbe possibile far posizionare due tavolini in un vicolo adiacente o, per altri, in uno stallo di strisce blu, per un periodo temporale di uno o due mesi per garantire sempre il distanziamento e dare l’opportunità a queste attività quantomeno di un minimo di normalità”.

“Questa richiesta – ricorda Tripodoro – ricalca il permesso lasciato dal Comune di Savona che aveva eliminato l’obbligo di posizione i tavolini di fronte al locale”. E’ un problema che è sentito nei borghi caratterizzati dagli stretti “caruggi” come, ad esempio, Noli: “I locali si trovano in vicoli stretti ma il Comune è restio a lasciare queste autorizzazioni. Sarebbe anche possibile, se la via non è eccessivamente stretta, mettere qualche tavolino, uno dietro l’altro, lasciando così lo spazio per passare”.

A livello provinciale, al momento, “i locali – spiega Tripodoro – che usufruiscono di uno spazio all’aperto sono il 45% del totale, ma non sappiamo quanti vogliono aggiungersi presentando la richiesta e quanti non, con le condizioni attuali, sarebbero impossibilitati per motivi di spazio”. Invece, ad Alassio, “il 40% degli esercizi commerciali non riesce ad aprire con le nuove regole stabilite dal Governo”, aggiunge Balzola in base alle stime fatte a livello cittadino.

Non mancano le critiche alle regole imposte dal decreto, che fanno discutere e attraggono critiche e polemiche soprattutto dai gestori dei locali che hanno ampi e areati spazi interni e possono fare distanziamento ma non possono riaprire: “Sono quelle cose all’italiana – aggiunge Balzola -, si potrà giocare a carte in un bar, ma non si potrà sfogliare un menù di carta: è l’antitesi del buonsenso. Alcuni dei nostri associati hanno già fatto richieste di possibile ampliamento all’ufficio commercio”.

Rimane comunque il “rebus regole”, le nuove norme entreranno in vigore dal 26 aprile ma varranno per la zona gialla: “Adesso – aggiunge Tripodoro – ancora non sappiamo se il coprifuoco scatta alle 22 o lo sposteranno di qualche ora, non sappiamo se cambieremo coloro come preannunciato, che restrizioni ci saranno per il servizio al tavolino e al banco quindi se i clienti potranno entrare. I tavolini all’interno, per chi li ha, potrebbero essere impiegati all’esterno”. Ma si dichiara comunque fiducioso nell’ottenere i risultati positivi a cui si arriverà dopo la mediazione con i Comuni perché “molti come Loano e Alassio, sono disponibili al dialogo, dobbiamo solo avere pazienza di essere contattati”.

Tra l’altro, oltre alla mancanza di spazio, si pone “un altro problema per chi si trova su area demaniale. Questa pratica – spiega Balzola – segue un iter diverso e tra oneri e canoni vari la cifra può arrivare a circa 4 mila euro per 180 giorni di apertura, vanificando così ogni sforzo. Si è passati da un costo minimo di 500 euro a un minimo di 2500 euro, è quintuplicato tutto. E’ un grosso aumento – conclude Balzola – che mette il pubblico commercio in grande difficoltà e queste norme divideranno ancora di più la categoria”.

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