Savona. “L’ennesimo tentativo di compromettere la nostra costa”. Così i consiglieri di minoranza di “Noi per Savona” definiscono l’operazione che porterà al “trasferimento di un complesso importante (lo stabilimento balneare ‘La Playa’ e relativo ristorante) da una zona periferica (Zinola) alle Fornaci, su una delle ultime spiagge libere ancora esistenti” con la contestuale realizzazione, a Zinola, di nuovi volumi residenziali.
“Credevamo di aver già visto esempi detestabili e sfacciati in ambito edilizio, ma non avremmo mai immaginato di dover assistere a un’ulteriore richiesta di ‘edilizia creativa’ – dicono i consiglieri di minoranza – E, siccome deve essere mantenuta la percentuale di spiagge libere prevista dalle norme, ci dicono che laggiù a Zinola, dove si trovava la struttura, si creerà uno spazio maggiore di spiaggia libera”.
“Intanto, come cittadini, non troviamo che sia uno scambio interessante per i savonesi: una spiaggia libera in città (alle Fornaci) è ben diversa da una spiaggia quasi a Zinola, per raggiungere la quale si deve per forza usare un mezzo di trasporto. E poi arriva la verità in commissione seconda: lo spostamento è solo la prima fase di un intervento assolutamente inammissibile, la costruzione di volumi residenziali sulla spiaggia”.
“Ma che cosa si deve fare perché si tenga conto prioritariamente degli interessi della città, di fronte agli interessi di privati? Questo intervento richiede la modifica del Piano Regolatore, il cambio di destinazione d’uso, la deroga a un sacco di norme che lo Stato si è dato per difendere quello che resta di un territorio depredato da troppo tempo. Dobbiamo metterci d’accordo: se esistono i Piani Regolatori, dobbiamo applicarli e, se nei Puc vengono indicate le destinazioni d’uso dei diversi ambiti, queste sono state inserite con motivazioni logiche e condivise. Questo implica che se un edificio è stato consentito con uno scopo (nel caso: bagni marini e ristorante) il suo volume non può essere automaticamente destinato a funzione diversa (nel caso: residenziale); volume che, oltretutto, viene sensibilmente aumentato”.
“Nella nostra zona, a mare dell’Aurelia non si deve costruire più niente, perché ciò significherebbe costruire sulla spiaggia, cosa improponibile, a meno che non si tratti di strutture di utilità pubblica, il che non riguarda questo caso. Esprimiamo forte preoccupazione davanti a questo ennesimo tentativo di compromettere ulteriormente la nostra costa, anche perché la giustissima opposizione del Comune al progetto porta delle motivazioni abbastanza deboli, tali da farci temere un parere favorevole della Cassazione”.
Nell’operazione, infatti, è stato previsto di sfruttare la possibilità (offerta dal Piano Casa) di realizzare nuove costruzioni con volumi maggiori rispetto a quelle precedenti: in questo caso, si tratterebbe di edificare una serie di villette a schiera di oltre 2 mila metri cubi di volume. Questo senza calcolare i volumi costituiti dai porticati al piano terra, che però la commissione edilizia comunale incaricata di valutare gli aspetti dell’operazione ha ritenuto di conteggiare ugualmente.
Da qui la decisione del Comune di Savona di bocciare il progetto e la scelta, da parte del privato, di ricorrere al Tar per ribaltare la decisione della commissione. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha rigettato il ricorso e dato ragione al Comune di Savona e ciò ha spinto ancora i privati attuatori a rivolgersi al Consiglio di Stato per un ulteriore parere.