Varazze. “La merce non nasce sugli scaffali. Ci vuole programmazione e comunicazione. Dobbiamo sapere, in linea di massima, quello che possiamo fare con anticipo, ma non due o tre ore prima”.
Chiede più comunicazione e, soprattutto, programmazione alle istituzioni il presidente di Ascom Confcommercio di Varazze, Andrea Gargioni. Fotografia di serrande dei negozi abbassate a un passo dal rientro in zona arancione. Fotografia di una Varazze deserta, in più ci si mette anche la pioggia. Ma questa è l’immagine autentica dello stato d’animo degli esercenti, così come viene percepito, passeggiando tra una goccia e l’altra, tra le saracinesche strette dai lucchetti e rimarcato dalle parole del loro rappresentante quando allarga le braccia e ti dice che “l’asporto e il delivery non aiutano i ristoratori e i baristi”.
L’azienda di Andrea Gargioni ha lunga vita; sono settant’anni che la famiglia si avvicenda, ogni giorno, dietro al banco. Ma è un anniversario amaro. Le restrizioni della pandemia, le chiusure dei negozi hanno colpito anche questa storica attività. Nonostante le difficoltà, però, i commercianti provano a sopravvivere. Al momento nessuno lascia gli esercizi.
Fatica e, per certi versi, disperazione, ma ci provano comunque.
Gargioni insiste: “programmazione e migliore comunicazione. Serve questo per risolvere i problemi del commercio”.
C’è un qualcosa di diverso quest’anno: “Manca l’entusiasmo”. Ecco il risultato delle chiusure. È questa la sensazione del presidente Ascom Confcommercio che spiega come “un tempo ci si organizzava per la stagione estiva: c’erano i colleghi che riammodernavano i negozi, che li sistemavano per bene. Quest’anno, no. Mancano i soldi”.