Incubo senza fine

Zona arancione, la lenta agonia dei bar: “Nuovo Governo ma nessun cambiamento. Fateci lavorare”

Mancati introiti, dipendenti “in cassa”. Regnano sconforto e tristezza: “Ok l’asporto, ma non basta”. Lo specchio della situazione nazionale

Albenga. Serranda su, serranda giù. Giallo, arancione, rosso. Poi ancora giallo, ora di nuovo arancione. Sembra “Strega acchiappa colore” ma, purtroppo, è tutto fuorché un gioco. È la situazione, al limite del surreale, vissuta da bar e ristoranti della nostra Regione, in questo lunedì di metà marzo, dove l’arancio è diventato il minimo comun denominatore di una crisi, sanitaria ed economica, che sembra senza fine. 

In tanti speravano in una ventata di novità, condita da cambiamenti repentini sul fronte delle chiusure e della aperture, con l’arrivo del Governo Draghi, salvo poi ritrovarsi nella medesima situazione dei mesi scorsi. Cambia la regia, ma il copione resta sempre, tristemente, lo stesso. 

E i baristi hanno ormai perso il conto delle volte in cui hanno dovuto allestire, smontare e riallestire gli ormai noti “banchetti” all’esterno delle proprie attività, per servire caffè e aperitivi da asporto, cercando di medicare, nel miglior modo possibile, una ferita che ciclicamente si riapre. 

Bar Albenga zona arancione

“È un incubo senza fine, – il commento di Rosario Bisesi, titolare, insieme alla compagna Kathrine Bendtson, del ‘Karma Caffè’ di piazza XX Settembre. – Per ora è cambiato il Governo, ma la situazione per noi è rimasta la stessa. Tempo ne è passato tanto, ma non c’è ancora nulla di chiaro. Noi continuiamo ad adattarci, a seguire le disposizioni, ma più passa il tempo più le motivazioni calano ovviamente”. 

E il pensiero non può non andare ai famosi “ristori” (oggi “sostegni”): “Qualche aiuto sarebbe quantomai necessario. Noi lavoriamo d’asporto anche per rispetto dei tanti colleghi che non possono fare nemmeno quello. Si lavora sì, ma con una percentuale più bassa di clienti e costi maggiori”, ha aggiunto.  

“Inoltre, in arancione è più facile incorrere in sanzioni a mio avviso. Quando ci troviamo in zona gialla, grazie a sedie, tavolini e distanziamenti riusciamo a far rispettare le regole, mentre in zona arancione devi lavorare più velocemente per consentire il ricambio dei clienti, ma non è comunque facile far rispettare le distanze all’esterno del locale”, ha concluso il titolare del “Karma Caffè”. 

Anche in centro storico, divenuto negli anni fulcro della movida e non solo, lo stato d’animo tra i titolari delle numerose attività tende più al nero che non certo ai colori. 

Bar Albenga zona arancione

“Zona arancione per 15 giorni seguita dalla rossa fino a Pasqua: per noi è l’ennesima mazzata, –  ha esordito Angelo Sesia del bar ‘Il Candidato’, a fianco al Municipio. – Cerchiamo comunque di affrontare la situazione nel migliore dei modi: la risposta dei clienti, per fortuna, è positiva. La gente ha voglia di uscire e questo ci permette almeno di avere una parvenza di normalità”. 

Dramma nel dramma per le attività, anche la situazione dei dipendenti, molti dei quali “lasciati a casa”, come si suol dire, per far fronte alle spese: “Ho una collega che, a partire da oggi, in zona arancione, è in cassa integrazione. Dispiace perché si tratta di persone che devono mantenere le proprie famiglie, con incassi minimi (la cassa) sempre se e quando arrivano. I miei genitori hanno una pizzeria a fianco al bar e anche loro si sono ritrovati costretti a ‘fermare’ alcuni dipendenti, con tutte le conseguenze del caso. Per questo motivo, più che aiuti e ristori, io al Governo chiedo semplicemente di farci lavorare come si deve”, ha concluso Sesia. 

Anche di fronte al caffè “L’Archetto”, sempre in centro storico, campeggia da questa mattina un plexiglass con la scritta “Aperto per asporto”: “Come sempre siamo rispettosi delle regole: ci adattiamo alla zona arancione, con asporto puro, per cercare di tenere almeno in piedi i locali, per pagare le cosiddette spese vive. Speriamo però sia davvero l’ultima volta, anche grazie alla campagna vaccinale, che oggi ha preso il via anche ad Albenga (e non solo: Savona, Borghetto, Alassio, Millesimo)”, il pensiero del titolare, Raffaele Perri. 

Bar Albenga zona arancione

E, sempre ad Albenga, c’è anche chi, con coraggio e speranza, ha deciso di aprire un bar proprio in questo periodo. Un’attività avviata negli ultimi giorni della precedente zona arancione e che, dopo aver “visto la luce” con la zona gialla, ora si ritrova nella difficile situazione di partenza. 

Si tratta del bar “Da Frenk” di Francesco Colli, in via Giuseppe Mazzini: “Ho deciso di lanciarmi in questa avventura, con tanta speranza e con la convinzione che la situazione stesse migliorando, ma ogni giorno sembra essercene una nuova. Noi ci proviamo comunque, ma è ovvio che, avendo aperto da poco, ci sono tantissime spese, ma quasi nessun guadagno”. 

Bar Albenga zona arancione

“L’asporto da solo non basta, ci vorrebbe un aiuto concreto da parte dello Stato in termini di ristori e incentivi. Visto che di fatto ci fanno stare chiusi (solo asporto), mi auguro quantomeno una diminuzione dei costi oppure aiuti finanziari per permetterci di tirare avanti”, ha concluso il titolare.

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