Aggiornamento: in una versione di questo articolo si è fatto riferimento alla scomparsa di un ristoratore di Moneglia deceduto questa mattina dopo essere stato travolto da un treno. La Polizia Ferroviaria specifica che non si è trattato di un gesto volontario e che tale episodio non è in alcun modo collegato ai noti problemi del settore della ristorazione. Il cognato della persona deceduta svolge la professione di ristoratore e ciò, probabilmente, ha determinato l’equivoco e lo scambio di persona.
Genova. Nuova giornata di mobilitazione per la categoria della ristorazione, e non solo, riunitasi in largo Lanfranco, sotto la Prefettura di Genova. Sono rappresentate tutte le categorie colpite dalla pandemia in questo mite pomeriggio di primavera unite per ribadire la richiesta di poter riaprire in sicurezza. È lunedì, il giorno della loro protesta, che si ripete. Anche oggi la loro voce è questa: “fateci riaprire subito”. Eccoli puntuali alla manifestazione genovese.

“Vogliamo un risarcimento danni. I ristori non sono sufficienti”, afferma Giovanni De Caro, il loro rappresentante. “Continuiamo ad essere chiusi: lo Stato deve risarcirci. Chiediamo anche il blocco degli sfratti fino al termine della pandemia. Si deve pensare – continua De Caro – anche ai proprietari dei locali con un risarcimento danni concreto anche per loro”.
“Le cose sono cambiate in peggio – sottolinea il ristoratore Ivan Spagnolo -, si prospetta un periodo di chiusura ancora più lungo che toglie festività importanti. Andremo avanti con la protesta fino a che qualcuno non ci darà risposte chiare perché siano già alla frutta”.
“Nessuno dice che il problema del lavoro è ancora peggiore per i dipendenti perché la cassa integrazione ammonta a 4-500 comprensiva di tredicesima e cosi non e possibile pagare affitti, mutui o mantenere una famiglia”. Così Maurizio Guarnaschelli di #protestaligure.

Davanti al palazzo del Governo hanno disteso una catena con appesi dei cartelli che sintetizzano le diverse tipologie di attività chiuse da oltre un anno. I manifestanti sperano di ottenere un incontro con il prefetto. “Cosi non possiamo andare avanti – dice ancora Guarnaschelli – ieri in corso Italia dove ho il mio ristorante chiuso c’era pieno di persone assembrate. E’ evidente che non siamo noi la causa dei contagi”.
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