Liguria. Era il 23 febbraio 2020, un anno fa. Quel giorno la Liguria dovette fare i conti, per la prima volta, con gli effetti concreti della (futura) pandemia di Covid-19. Era domenica, e il presidente Giovanni Toti annunciò in diretta la decisione di chiudere le scuole, dalla mezzanotte di lunedì 24 febbraio 2020 fino alla mezzanotte del primo marzo, per cercare di evitare la possibilità di trasmissione del Coronavirus.
Fino a quel 23 febbraio l’epidemia, nella nostra regione, aveva creato un po’ di psicosi ma nessun effetto concreto. Al 23 febbraio non c’erano ancora casi di contagio certificati (il primo arrivò due giorni dopo, con il cluster dell’hotel Bel Sit di Alassio), e tutti i presunti positivi dei giorni precedenti si erano rivelati falsi allarmi. Fino a quella domenica, insomma, l’unica vera “conseguenza” per i liguri era stata una certa dose di psicosi, che aveva portato a svuotare i ristoranti cinesi.
Quella domenica di un anno fa, invece, dopo i provvedimenti adottati alle ore precedenti dal Governo e dalle Regioni Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia Romagna, anche la Liguria decise di mettere uno stop alle lezioni. Ma non solo: vennero anche sospesi venti e manifestazioni e chiusi gli impianti sportivi (qui di seguito, l’ordinanza completa con tutte le disposizioni di Regione). Dando di fatto il via alla serie di eventi che portò, nel giro di due settimane, al primo lockdown. Lo stesso giorno, qualche ora prima dell’annuncio di Toti, l’Università di Genova aveva già preso la stessa decisione sospendendo le lezioni per una settimana.

In quelle ore, come segnalato e documentato dalle foto di diversi lettori, nel savonese e non solo, supermercati e farmacie vennero prese letteralmente d’assalto, con scaffali vuoti e prodotti esauriti. Nonostante si fosse solo agli inizi di un fenomeno di cui ancora non immaginavamo, neppure lontanamente, la portata: il 23 febbraio 2020 a livello nazionale i casi di contagio erano appena 132, situati soprattutto nel Nord Italia. Ma nessuno, come detto, in Liguria, dove in quel momento si registravano solamente 40 persone in isolamento volontario dopo aver avuto contatti con le zone colpite dal contagio. A noi toccò fare i conti col virus due giorni dopo.
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