Savona. Risulta ancora indigesta la decisione di sgomberare il campo nomadi della Fontanassa, oltre che dai residenti Sinti, anche dal Coordinamento Antifascista Savona che si esprime così: “Ennesimo episodio di manifesta arroganza del potere contro chi è considerato diverso. Non c’è spazio per chi non segue i dettami imposti da un sistema che ci vorrebbe sempre più omologati, sbiaditi, sterili: stile di vita, pensiero e comportamento devono essere uniformati”.
“Paradossale la tempistica del fatto; in nome della salute pubblica subiamo limitazioni della libertà e la comunità Sinti della Fontanassa rischia di ritrovarsi sulla strada senza uno spazio dove vivere, e vivere in sicurezza sanitaria. Tempistica però utile per la prossima campagna elettorale dove i candidati ‘intransigenti’ avranno un ulteriore tema su cui speculare per raccogliere voti” continuano dal coordinamento savonese.
“Chi pensa o vive diversamente costituisce un pericolo in quanto mette in discussione il modello da seguire, la città è immagine, una vetrina dove estetica e profitto dominano sull’umanità, ciò che non rientra nei canoni è eliminato o allontanato creando leggi e normative apposite, comunque classificato deviante e quindi inaccettabile” aggiungono.
“Paradossale e pretestuoso l’abbattimento per abuso edilizio di prefabbricati in legno: hanno forse commesso un errore a non usare il cemento per rientrare anche loro nella dinamica di obbrobri edilizi di cui abbonda la città? Ma si sa che chi è ricco condona e specula, chi è ricco non deve subire la demolizione in quanto ricorsi e legali hanno un costo che non tutti possono affrontare” continuano, sottoscrivendo l’appello lanciato dai cittadini savonesi solidali con la comunità Sinti sotto sgombero.
Poi dal coordinamento concludono: “Grave il fatto che si pensi ad uno sgombero senza che siano proposte soluzioni alternative per l’intera comunità a meno che lo scopo non sia proprio lo smembramento della comunità stessa con l’obiettivo di snaturarne stile di vita e tradizioni; o di fomentare ulteriore guerra fra poveri inserendo queste persone nelle graduatorie per gli alloggi popolari, non proprio smilze rispetto agli alloggi disponibili”.
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