Ho visto e rivisto il brevissimo video, in cui tre consiglieri comunali a Cogoleto nel corso di una attività istituzionale, avrebbero alzato il braccio teso , secondo alcuni, imitando il saluto di vecchia memoria di un ventennio oramai archiviato da più di 70 anni.
Dei tre conosco solo Francesco Biamonti, anzi ne sono amico, ho con lui un rapporto di stima. Se veramente si trattava del saluto romano, forse è stato compiuto con una tempistica inopportuna, comunque Francesco è una persona politicamente moderata, culturalmente tollerante e con un lavoro impegnativo, fa il commerciante, il che lo mette a contatto con la realtà quotidiana spesso scomoda e dura.
Ma, soprattutto, Francesco Biamonti è una persona molto sensibile e anche orgogliosa che non vuole ammettere le sue sofferenze , egli porta dentro di sé una ferita insanabile che magari difficilmente racconta, 70 anni fa a maggio del 1945, una intera famiglia, Domingo Biamonti, Elena Naselli Feo, Mariangela Biamonti e la loro domestica Elena Nervo, venivano rapiti, trucidati e i loro cadaveri occultati. Solo dopo ricerche durate tre anni , le loro spoglie verranno ritrovate occultate in una fossa individuale, tutti i beni della famiglia Biamonti furono depredati, alla fine di tutta questa storia un ex partigiano sarà arrestato, rinviato a giudizio e condannato.
Tutto ciò Francesco non lo racconta o meglio non vuole raccontarlo e infatti pochi sanno di questa tragedia, alla luce di tutto ciò, il presunto saluto romano forse andrebbe inquadrato in una ottica diversa e visto come semplicemente una provocazione, dietro a cui c’è tanta, tanta sofferenza.
Roberto Nicolick