Liguria. “I lavoratori delle Funzioni Locali che hanno svolto lo smart working per pandemia non hanno ricevuto il buono pasto nelle giornate impegnate con il lavoro domiciliato nella quasi totalità delle amministrazioni. I lavoratori non hanno fatto una scelta personale, ma un imposizione per impedire il moltiplicarsi del contagio per Covid-19”.
Così l’Usb del Pubblico Impiego.
“E’ stata una decisione che condividiamo dall’inizio. Prima la salute. Però la perdita netta per i lavoratori è stata di centinaia di euro in quasi un anno. Un vero e proprio taglio salariale. Le amministrazioni (la stragrande maggioranza) si sono sempre rifiutate adducendo a motivazioni generiche e di fatto non rispondendo espressamente, nonostante le nostre reiterate richieste. Ora non ci sono più alibi. Non c’è impedimento della Corte dei Conti (153/20) e non c’è ostacolo da parte del Ministero per la Pubblica Amministrazione al riconoscimento del buono pasto in lavoro agile” aggiunge il sindacato.
“Il parere del Dipartimento della Funzione Pubblica del 28 agosto 2020, pubblicato sul sito del Ministero lo scorso 25 novembre, è chiaro, e conferma il precedente indirizzo: a decidere se riconoscere o meno il diritto al buono pasto in caso di smart working sono le singole amministrazioni. Non ci sono più scuse e nessun rischio per chi è chiamato a decidere”.
“Questo è il momento di mandare un segnale ai lavoratori ed alle lavoratrici, un segnale di apprezzamento dell’impegno profuso in questi mesi. Nessuno di noi è stato in “vacanza”. Riconoscere i buoni pasto per il lavoro svolto in remoto in queste settimane vorrebbe dire ripagare in parte i lavoratori e le lavoratrici dei sacrifici di questi mesi. Farlo in queste settimane che precedono le festività natalizie e di fine anno sarebbe un ottimo segnale anche per il futuro, per tutti noi” conclude l’Usb.