In trincea...

Bar e ristoranti savonesi alle prese con il nuovo Dpcm: “Restrizioni pesanti, a rischio tante attività”

L'allarme lanciato da Fipe-Confcommercio sulle nuove misure anti-contagio

Luci accese e inno di Mameli: la protesta di bar e ristoranti nel savonese

Savona. Per bar, locali, ristoranti e pubblici esercizi il nuovo Dpcm per contenere la diffusione del virus rappresenta un altro tsunami. Le nuove restrizioni e limitazioni imposte, la paura dei clienti e anche lo stesso aumento dello smartworking rischiano di mandare al collasso molte attività già provate da un anno molto difficile segnato dall’emergenza Covid.

L’allarme è stato lanciato da Fipe-Confcommercio Savona, che da questa mattina è stata inondata di domande, richieste e lamentele da parte di molti operatori del savonese, alle prese con le disposizioni del nuovo Dpcm per impedire ogni forma di assembramento e quindi possibili contagi: “C’è una situazione di confusione, incertezza e allarme per i contraccolpi sui nostri locali” afferma Pasquale Tripodoro, presidente provinciale Fipe-Confcommercio.

“In primis sono state segnalate difficoltà interpretative nella normativa, per le quali sono stati chiesti chiarimenti specifici. E poi problemi organizzativi su spazi e servizio dei bar, ristoranti e altri esercizi pubblici”.

“Non c’è che dire, siamo in trincea…”.

Generica

“Pensiamo ai locali che non hanno posti a sedere e che quindi devono chiudere alle 18.00, pensiamo ai tavoli da 6: non mancheranno disdette per gruppi di persone con amici, familiari o colleghi di lavoro superiore alle 6 unità stabilite dal decreto. E anche i pub come faranno?”.

“E ancora non bisogna dimenticare le perdite di incasso dovute all’aumento dello smartworking, un aspetto da considerare e che riguarda diversi esercizi della provincia”.

“Tra l’altro annotiamo da parte di alcune amministrazioni comunali la revoca per il suolo pubblico in merito all’ampliamento dei dehor: è vero che non siamo più in estate, tuttavia è un provvedimento ora necessario alla luce del nuovo Dpcm in vigore e che comunque aiuterebbe molte attività nel loro lavoro”.

“Come Fipe-Confcommercio, a livello nazionale, stiamo ragionando anche su un possibile ricorso, sull’esempio del tribunale amministrativo di Berlino che ha annullato il regolamento introdotto nella capitale tedesca con la chiusura dei bar e dei ristoranti a partire dalle 23 alle 6, giudicando il provvedimento sproporzionato. Anche perchè se giovani o meno giovani non si vedono o non si incontrano nei locali lo faranno altrove, dove magari non sono applicate regole e non ci sono misure di prevenzione come quelle adottate da bar, ristoranti e pubblici esercizi che hanno fatto uno sforzo enorme per adeguarsi di volta in volta alle varie disposizioni anti-Covid” conclude Tripodoro.

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