Genova. A due anni esatti dalla tragedia del crollo del Ponte Morandi, il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina dei “Diritti Umani” (Cnddu) ricorda le vittime del disastro. “Semplici cittadini, la cui vita è stata spezzata proprio in un momento di normale routine e sbriciolata insieme alle macerie di un’opera architettonica la cui manutenzione probabilmente non è stata curata a dovere” commenta il presidente Romano Pesavento.
“Nell’agosto 2018 una poesia anonima postata su Facebook fece il giro del mondo dando vita a quel sentimento di speranza e di vita che rianima una comunità nelle prove più difficili:
Crolla un ponte, Crolla una strada, Crollano i nervi di chi, Consapevolmente, Pensa: Avrei potuto essere lì. Crolla una città, Ora più isolata, Crolla la sua economia, Fragile ed insicura. Crolla la fede Nel cielo, Nel destino, Nella vita. Crollano le braccia Di chi sta spalando, Crolla, pesante, Lo sconforto Sulle nostre spalle. Tutto crolla, Tranne noi. Gente dura, Inospitale, Musoni e Testardi. Per chi non ci conosce. Lavoratori, Camalli, Portuali, Carbonai. Artigiani, Banchieri, Capitani e Marinai. Agricoltori sulle rocce. Superbi, Orgogliosi. Fieri. Insiste, Inutilmente, Il cielo Sulla nostra città. Che da acqua, Fango, Macerie e Bombe, Ne è sempre uscita. E allora che cominci, Genova, Domani sarai ancor più bella.
“Poi arrivò il lock down a illuminare di tricolore il nuovo ponte, simbolo dell’Italia più tenace e onesta. Ora, che la nuova opera è stata inaugurata, rimangono i nomi di coloro che chiedono giustizia e verità alla classe politica, alla magistratura, alle autorità competenti. Non solo parole ma fatti concreti, tempi certi e brevi per arrivare alla conclusione degli accertamenti necessari, per individuare cause e colpevoli di quanto è accaduto” conclude il prof. Pesavento.
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