Finale Ligure. “Famiglie tenute a pagare in anticipo l’ultima rata del corso estivo, altrimenti i figli non saranno accettati a settembre”. Questa richiesta, proveniente da una società sportiva dilettantistica del finalese, ha spinto un gruppo di mamme a sollevare una problematica comune a molte famiglie, fino a chiedere l’aiuto del governatore della Regione.
“Gentilissimo presidente Giovanni Toti sono qui a scriverle con l’intento di portare alla luce le problematiche legate alla gestione delle società sportive dilettantistiche, diffusesi sicuramente non solo a livello regionale, a seguito del lungo periodo di lockdown”, recita la lettera.
“Mi riferisco nello specifico alle criticità legate al fermo delle attività sportive all’interno di palestre, campi e piscine utilizzati dalle piccole società locali che vivono e producono posti di lavoro ma che non avvalendosi di sponsor (o comunque in minimissima parte) reggono il 99% del sostentamento economico sui pagamenti richiesti alle famiglie per i corsi seguiti dai figli. Corsi che con l’avvento della pandemia sono andati persi per una percentuale che è in media del 40%“, scrive una mamma.
“Cosa succede ora? – continua la lettera – Ci si ritrova con corsi pagati in toto, in forma anticipata, e l’obbligo di far seguire allenamenti estivi ai propri figli per recuperare parzialmente quanto speso. Nessuna menzione in merito al fatto che si potesse quantomeno discutere ragionevolmente per trovare un accordo, non solo economico. Perché, parliamoci chiaramente, i nostri bambini, in piena estate, con il mare a disposizione, la testa in vacanza dopo tre mesi e mezzo di didattica a distanza e la voglia di ozio che il sole inevitabilmente si porta appresso, hanno tutta questa volontà?“.
“Una responsabilità nei confronti dello sport che inevitabilmente fa venir meno il loro essere naturalmente bambini in vacanza – fa presente la mamma – Oltre al fatto che le possibilità dei genitori di ‘scarrozzarli’, spesso impegnati in lavori stagionali, vengono meno. Ma le società sportive dilettantistiche hanno tenuto la linea del pugno di ferro, perché l’importante è non rimetterci economicamente, tanto le famiglie ormai han pagato…“.
“E per chi ha una rata rimasta in sospeso perché per 3 mesi e più è stato tutto fermo? – si domanda la madre – Anche in quel caso si è chiamati a pagare, saldare un corso che non si è seguito. La società sportiva dove sono da 8 anni iscritte le mie figlie, addirittura, mi ha comunicato tramite la gentile segreteria che gli allenamenti estivi sono obbligatori e che se non saldo l’ultima rata del corso (1/3 del totale), le bambine non saranno accettate a settembre con l’inizio dei nuovi corsi. In pratica ricattata a pagare interamente la retta, pur non usufruendo di alcun servizio (per motivi familiari le bambine non possono seguire gli allenamenti estivi), pena l’estromissione”.
“Personalmente voglio cercare di comprendere ma far ricadere sulle famiglie italiane anche questa spesa indiretta è assurdo, sarebbe auspicabile arrivare ad una soluzione ragionevole. Per fortuna esistono mosche bianche anche in questo settore e la società calcio della mia zona si è offerta di scontare parte di quanto sborsato per l’anno in corso dalla quota del prossimo anno. Solo dall’alto però si può fare qualcosa, un minimo di aiuto e un’adeguata attenzione al problema potrebbero tenere in piedi le società ‘traballanti’, aiutare le famiglie e far crescere bimbi sani e sportivi. Con la speranza di un suo gentile riscontro la saluto cortesemente” conclude la lettera.