Savona. “Irene Pivetti ha agito in totale buona fede ed è a completa disposizione della magistratura, pronta a chiarire la propria posizione ed ogni altro aspetto”. Lo afferma Enrico Nan, avvocato difensore dell’ex presidente della Camera nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Savona riguardante l’importazione di mascherine contraffatte dalla Cina da parte della Only Italia Logistic, azienda di cui l’ex parlamentare è amministratore delegato.
Oltre al fascicolo aperto dalla magistratura savonese, un altro fascicolo è in corso di istruzione da parte della Procura di Imperia: una farmacia di San Bartolomeo, infatti, è finita nel mirino degli inquirenti per la vendita delle suddette mascherine.
“Nei giorni scorsi – spiega l’avvocato – ho preso contatto con la Procura savonese (e ieri anche con quella di Imperia) ribandendo la perfetta buona fede della mia assistita, che è pronta a mettersi a disposizione della magistratura”.
Come spiegato dal legale loanese, l’azienda “ha acquistato le mascherine dai produttori cinesi nella convinzione che fossero pienamente in regola rispetto alle prescrizioni del mercato europeo e italiano. Non è escluso che, a seguito degli sviluppi processuali, non prenderemo a nostra volta iniziative contro i fornitori cinesi”.
Al momento non è stata ancora calendarizzata alcuna audizione.
Nel frattempo le indagini proseguono. Lo scorso 5 maggio la Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 250 mila mascherine contenute nei depositi di alcuni ospedali lombardi. Il blitz fa seguito alle perquisizioni presso gli uffici dell’azienda messe in atto lo scorso 30 aprile: nel mirino fatture e ogni documentazione utile relativa alle operazioni di importazione e commercializzazione delle mascherine di protezione, già sottoposte a sequestro, che secondo quanto risulta dai primi accertamenti non risponderebbero ai requisiti di legge.
In quell’occasione erano state notificate al legale rappresentante della società informazioni di garanzia per i reati di ricettazione, frode nell’esercizio del commercio, “vendita di cose con impronte contraffatte” e violazioni alla legge doganale, nonché a carico della società per l’illecito amministrativo conseguente ai reati. Alcuni giorni fa era stato disposto anche il blocco dei conti dell’azienda.
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