Momenti difficili

Effetto Covid, lo psichiatra: “Ansia, depressione, problemi del sonno e suicidi in aumento”

Barisone: "Problemi per persone di ogni età che di solito non soffrono di disturbi. Ma molte persone riescono ad attuare una risposta positiva"

studio medico

Savona. In questi ultimi mesi, il Coronavirus ha messo a dura prova chiunque: chi si prende cura dei malati, chi lavora nei supermercati, nelle farmacie, chi non ha smesso di lavorare nemmeno a casa (in modalità smart-working), ma anche i bambini, i ragazzi, gli adulti e gli anziani, alle prese con il dover modificare in tutto o in parte la propria quotidianità.

Ad aver inciso in maniera rivelante sulla salute psicologica delle persone è stato l’isolamento, l’impossibilità di poter abbracciare o semplicemente vedere il proprio nipotino o il proprio fidanzato, di poter uscire con gli amici, di giocare al parco, di fare attività sportiva.

Lo psichiatra e psicoterapeuta del reparto “Servizio psichiatrico diagnosi e cura” dell’ospedale San Paolo di Savona Marco Barisone afferma che “il numero dei suicidi e tentati suicidi nel nostro territorio sono aumentati esponenzialmente soprattutto tra la popolazione anziana che fatica a reggere la solitudine”.

Tuttavia, se questi casi estremi e drammatici si verificano in persone già fragili, che hanno avuto in precedenza problemi di natura psicologica e psichiatrica, il dottor Barisone evidenzia che, in questo periodo di emergenza Covid-19, a soffrire di “ansia, depressione, sentimenti di rabbia e problemi del sonno, anche a livello somatico possono essere persone di qualsiasi età che comunemente non soffrono di problemi di natura psicologica o disturbi psichiatrici”.

Come ogni attività lavorativa, anche quella dello psichiatra è mutata in parte a causa del Coronavirus: se ci sono pazienti che preferiscono andare in reparto e avere un rapporto diretto e fisico con il dottore (con tutti i dpi necessari), c’è chi preferisce avere un colloquio psicologico telefonico o via Skype. Ma ci sono anche psicologi sul territorio savonese che hanno deciso di attuare un modus operandi particolare, ovvero effettuare la seduta tramite lo schermo di un tablet che proietta l’immagine della poltrona su cui di solito il paziente si accomoda.

In questo difficile periodo di Covid-19, la terapia da seguire, che prevede il suggerire al paziente una sorta di “normalità”, con attività e ritmi scanditi, gli psichiatri in alcuni casi hanno offerto la possibilità di uscire con un apposito certificato da esibire in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine.

In tutto questo, un aspetto viene spesso trascurato: a soffrire a livello psicologico, oltre che fisico, i rivolgimenti della pandemia sono anche i medici, gli infermieri, gli oss che lavorano in prima linea per fronteggiare il virus negli ospedali e non solo. Per affrontare situazioni emotive che generano stress e dare un supporto psicologico al personale sanitario – secondo il dottor Barisone – sarebbero necessari gruppi di lavoro, sedute di gruppo dove i membri possano aiutarsi a vicenda nel trovare un supporto. Tuttavia, la proposta di crearne alcuni all’interno dell’ospedale San Paolo di Savona, nonostante fosse stata presentata, non è riuscita a diventare realtà.

Concludiamo però con un dato positivo: gli ordini dei medici e degli psicologi, il Dipartimento di Salute Mentale e altre organizzazioni pubbliche e private no profit, da quando il Coronavirus è penetrato nelle vite dei liguri, hanno attivato sul territorio savonese un servizio telefonico per donare supporto morale a chiunque ne avesse bisogno. “Tuttavia – come spiega Barisone – il centralino non ha ricevuto numerose chiamate, come ridotte sono state, paradossalmente, le richieste di aiuto generale giunte in questi giorni alla nostra equipe di psichiatri e psicoanalisti. La dimostrazione che in situazioni difficili come questa si può indurre una risposta positiva”.

Il dottor Barisone, infine, ci tiene a concludere con una citazione del grande Calvino: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.