Polemica

Autovelox sul Cadibona, Melis (M5S) scrive a Prefetto e Provincia: “Segnali piccoli e nascosti”

Si riaccendono le polemiche dopo le tre multe a una infermiera: "Serve segnaletica opportuna"

Savona. “La notizia di un’infermiera raggiunta da tre atti giudiziari per altrettante sanzioni da autovelox sul tratto della Sp29 che collega Savona a Cengio, solleva nuovamente una questione che sto dibattendo da anni: siamo sicuri che l’installazione di dispositivi per il rilevamento della velocità sulle strade provinciali savonesi sia realmente dovuto a motivi di sicurezza e non, come invece temo, per fare cassa?”. Così il consigliere regionale Andrea Melis interviene riaccendendo le polemiche sugli autovelox provinciali.

Due i temi sul tavolo: il primo è la chiarezza della segnaletica (l’infermiera ha infatti raccontato di aver preso tutte sanzioni con velocità tra i 63 e i 68 km/h perchè non consapevole che in quel tratto il limite scendesse da 70 a 60 km/h), il secondo la collocazione dei dispositivi e la loro reale necessità ed efficacia in alcune strade provinciali. Due anni fa IVG aveva raccontato di uno studio dello stesso Melis in cui i punti scelti per il monitoraggio erano stati analizzati comparandoli ai dati dell’Ufficio Statistico Regionale: in quella sede era emerso che “i dispositivi erano (e sono) in funzione in tratte che non risultano affatto più pericolose di altre”

“Stando ai dati dell’Ufficio Statistico – spiega Melis – sulle provinciali in questione (la Sp del Colle di Cadibona, nel tratto savonese e di Altare; la Sp28 bis nel comune di Cosseria; la Sp42 che collega San Giuseppe e Cengio; la Sp6 Albenga-Villanova) solamente un incidente su 101 sarebbe avvenuto davanti all’occhio elettronico. Una casistica pari dunque allo 0,99%”.

La questione era stata nuovamente affrontata nell’aprile 2019 in occasione di un incontro tra Melis e il presidente della provincia di Savona Pierangelo Olivieri. E due mesi dopo aveva fatto scalpore la notizia di una sanzione annullata perchè ritenuta illegittima, in quanto elevata dalla polizia provinciale di Imperia (con cui l’ente savonese ha stipulato una convenzione non disponendo più di una propria polizia provinciale): la questione è ancora aperta in Cassazione.

Dopo la storia dell’infermiera il tema è destinato a tornare attuale: “Pur capendo la doverosa necessità di far rispettare il codice della strada, va a mio avviso rivista la strategia dei dispositivi – sostiene Melis – E va soprattutto attenzionata la segnaletica: nella tratta specifica della Sp29, da Savona in direzione Cadibona, è assolutamente insufficiente. Ragion per cui ho scritto una lettera alla Provincia e al Prefetto per chiedere che sia installata segnaletica orizzontale ben visibile nelle immediate zone di presenza, contrariamente agli attuali segnali piccoli e nascosti dalla boscaglia“, conclude.

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