Albisola/Savona. Chiediamo venia se la ricostruzione non è perfetta e se adoperiamo qualche condizionale di troppo, ma la vicenda di cui vogliamo parlare questa settimana, il mancato completamento dell’Aurelia bis che prima o poi dovrà collegare località Grana ad Albisola Superiore con corso Ricci a Savona, affonda le radici nella notte dei decenni ed è costellata da una delle migliori esibizioni della burocrazia italiana.
Vi diciamo subito, invece, quale vuol essere il risultato del nostro modesto ragionamento: possibile che non si possa ultimare in tempi brevi un lavoro già realizzato all’80 per cento, soprattutto nelle opere più impegnative, le gallerie? E non è forse logico pensare alla nomina di un commissario straordinario sul modello Genova del ponte Morandi, che così potremmo cominciare a chiamare più proficuamente modello Liguria?
Di Aurelia bis si parla, dicevamo, da decenni, ma le ruspe hanno tardato a mettersi in moto perché prima mancavano i soldi (e vabbè) e poi è andata in scena la consueta disputa tra enti locali: chi voleva farla passare di qua e chi di là. Insomma, un po’ quanto sta accadendo per l’ultimo tratto del raddoppio ferroviario del Ponente.
Non siamo tra quelli che vanno matti per l’Aurelia bis, perché non comprendiamo sino in fondo chi la utilizzerà davvero. Certamente non chi si incammina verso Savona da Varazze e dalle Albisole, che difficilmente raggiungerà Grana ormai che è sull’Aurelia, quella normale, e parliamo dunque di buona parte dei potenziali utenti.
In attesa di mettere finalmente le ruote sui 5 chilometri e mezzo di asfalto, l’Aurelia bis ha già inferto molte coltellate. In via Turati, intanto, con gli abitanti che denunciarono ripetutamente sussulti e tremolii nei loro palazzi quando la ‘talpa’ scavava lì sotto. Poi la zona che a vario titolo da piazza Brennero sale alla Rusca, piena zeppa di cartelli con le scritte ‘affittasi’ e ‘vendesi’. Il fatto è che qui le case valgono ormai zero, perché nessuno le vuole più, comprese quelle che non si affacciano sul tracciato, e se proprio qualcuno è interessato, perché lì ci abita il nonno, è disposto a pagarle sì e no un terzo del loro valore. Nel frattempo il vento porta dovunque le polveri con buona pace dei polmoni. E anche a Grana non mancano le proteste, più volte ribadite negli anni.
Torniamo da principio. I lavori furono affidati dall’Anas (che anch’essa dopo il crollo del ponte di Aulla non gode di buona salute) a un’Associazione temporanea di imprese di cui fanno parte la Cmc di Ravenna, l’Itinera del Gruppo Gavio e la Letimbro Scarl, incaricata di realizzare le gallerie.
Lo stop ai lavori, nel dicembre 2019, fu provocato dal fallimento della Cmc. Fallita anche l’azienda seconda classificata nell’aggiuducazione dell’appalto, la Astaldi di Roma. No, l’Aurelia bis non porta bene.
Tornando invece alla Itinera, è il ramo del Gruppo Gavio che si occupa delle grandi opere. Il Gruppo Gavio è il secondo operatore al mondo per la gestione di autostrade, primo operatore privato in Italia: Autofiori, Torino-Savona, per restare dalle nostre parti, e poi Torino-Milano, Asti-Cuneo, Piacenza-Brescia.
Un colosso per cui completare l’Aurelia bis sarebbe una sciocchezza (le opere di rifinitura, guard rail e finalmente l’asfalto), ma la storia non dice (o comunque noi non lo abbiamo capito) se Gavio si sia detto indisponibile o piuttosto se le complicate procedure fallimentari abbiamo dovuto escludere questa eventualità.
La realizzazione dell’opera è stata tra l’altro assai travagliata perché la gigantesca ‘talpa’ che scavava le gallerie ha incontrato terreno friabile e ha dovuto allungare i tempi, anche se molti ricordano con un filo di commozione la grande festa degli operai che l’hanno accolta quando è finalmente sbucata in via Schiantapetto.
A proposito di scarsa utilità dell’Aurelia bis, benemerito nel segnalarne le incongruenze è l’ingegner Paolo Forzano, che a questo si è dedicato con passione e competenza. Ad esempio, senza uno svincolo in zona Margonara (bocciato senza tanti complimenti dal Consiglio Superiore dei lavori pubblici perché troppo costoso), i veicoli, anche e soprattutto quelli pesanti, per raggiungere il porto uscendo in corso Ricci dovranno percorrere corso Mazzini, già in tilt oggi, con conseguenze immaginabili. O ancora, poteva certamente essere più utile prolungare l’Aurelia bis fino al casello autostradale di Zinola.
Ma ormai a questo punto siamo, e che tempi si possono dunque prevedere per il completamento?
L’ultima riunione che si ricordi al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha detto in sostanza che sì, i soldi per terminare i lavori ci sono, ma bisogna rifare l’appalto. Tempo necessario solo per l’appalto da uno a quattro anni, e poi ci saranno tutti gli aspetti tecnici da mettere a punto.
Quindi, o si cambia metodo oppure, secondo i più pessimisti (o realisti), se ne parlerà fra molti anni, forse ben più di quattro.
A meno che, appunto, non si adotti il metodo Genova e si nomini un commissario che faccia partire subito quei quattro lavori che mancano.
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