Liguria. Dopo i primi casi di prodotti agricoli toscani respinti o bloccati alla frontiere, l’assessore all’Agricoltura di Regione Liguria, Stefano Mai, scrive al Ministro Bellanova. “Serve chiarezza. Va ribadito che con i prodotti agricoli non si trasmette il Covid-19”.
Chiesta al ministro l’eventuale applicazione del decreto legge 9 del 2 marzo per le sanzioni fino a 60mila euro per chi richiede prodotti ‘virus free’.
“In giornata ho scritto al ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, perché il Governo si adoperi immediatamente per evitare che i nostri prodotti possano essere bloccati alle frontiere o discriminati sul mercato. Come prescritto dai Titoli II e III della disciplina della libera circolazione delle merci all’interno degli Stati Membri dell’Unione Europea, prevista dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), quello che sta accadendo è un vero e proprio attacco all’Italia e alle sue produzioni”.
“Trovo assurdo e pretestuoso coinvolgere il settore agricolo nella gestione del Covid-19. Si fa una grave disinformazione e un enorme danno alle nostre aziende. Le piante e i frutti non trasmettono il Coronavirus, ormai è stato chiarito dagli esperti. Capisco la giusta prevenzione ma qui si sta solo speculando sulla vita di aziende e famiglie”.
“L’agricoltura ligure è tra le migliori al mondo, sana e di qualità. Serve chiarezza, affidarsi alla scienza e anche solidarietà. Colpire l’agricoltura ligure e italiana per una paura infondata o peggio, per una concorrenza scorretta, è un fatto molto grave”.
“Va considerato che le piante liguri aromatiche, in vaso, i fiori recisi e le fronde, sono le eccellenze del nostro settore florovivaistico che valgono circa il 90% del Pil agricolo ed è mia intenzione evitare che siano danneggiate da questa situazione”.
“Voglio ricordare che per chi chiede prodotti ‘virus free’, come stabilito all’articolo 33 del decreto legge 9 del 2 marzo, sono previste multe dai 15 ai 60mila euro. Ho esplicitamente richiesto al Ministro Bellanova di verificare se è applicabile a questi casi. Voglio tranquillizzare i nostri produttori perché stiamo intervenendo con decisione e celerità”.
“Regione Liguria continuerà a supportare gli imprenditori agricoli per assicurarsi che non siano danneggiati da questa situazione” conclude Mai.
Quanto alla situazione: i florovivaisti sono sul piede di guerra perché vengono disdetti e rifiutati alle frontiere piante e fiori destinati all’esportazione o messi in quarantena con interpretazioni restrittive di alcune dogane, in particolare provenienti da Liguria e Toscana i due grandi distretti produttivi del nostro Paese, l’uno per piante aromatiche, in vaso, fiori recisi e fronde, l’altro per vivai – con la motivazione che nel nostro Paese c’è l’epidemia di coronavirus.
Il blocco dell’export di prodotti florovivaisti (tra l’altro deperibili) è considerato dalle associazioni di categoria assurdo, pretestuoso, per motivazioni assolutamente false perché il coronavirus non si trasmette attraverso le piante, neppure quelle aromatiche: tutte le piante italiane sono sicure, tutti i nostri alimenti si possono consumare con totale tranquillità.
Il comparto florovivaistico rischia infatti di compromettere un trend di esportazione in crescita: a rischio i produttori e molte aziende del territorio.
La richiesta è unanime: intervenire con fermezza a livello europeo e diplomatico contrastando chi infanga la reputazione del Made in Italy.