Savona. Si scava ancora, senza sosta, a distanza di più di una settimana dal crollo di una porzione consistente del viadotto di Madonna del Monte, sulla A6 Torino-Savona, in seguito ad una frana.
Si scava ma, fortunatamente, non per cercare potenziali vittime o auto rimaste sommerse dalla furia del maltempo (ipotesi già esclusa nel giorno successivo al fatto), bensì per raggiungere le fondamenta della porzione crollata (circa una trentina di metri), rimaste seppellite sotto chili e chili di detriti, fango e materiale franato.
L’analisi dei resti delle fondamenta, infatti, potrebbe aiutare a far luce sullo stato di condizione del viadotto e anche sulle cause che ne hanno portato al crollo. Quando saranno raggiunte, allora entreranno in gioco i periti: a loro spetterà il compito di valutarle ed analizzarle.
Nel frattempo, l’indagine coordinata dal procuratore Ubaldo Pelosi e dal sostituto Marco Cirigliano e affidata al maggiore Danilo De Mitri, comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, prosegue. Ieri e oggi sono stati eseguiti alcuni sopralluoghi ad opera di ingegneri, tecnici e geologi, accompagnati da vigili del fuoco e autorità; nell’occasione sono stati sequestrati diversi reperti (in particolare “pezzi” del viadotto crollato), che ora sanno attentamente analizzati, a caccia di indizi utili per gettare luce sulla vicenda.












