Savona. Va verso l’archiviazione l’inchiesta per omicidio colposo relativa alla morte di Maria Clemence Tenorio, 60 anni, e Ana Luisa Perez Munoz, di 38, le due amiche morte annegate dopo essere cadute nel Letimbro in piena mentre attraversavano un guado nella zona di Castel Sant’Agata. Gli accertamenti investigativi coordinati dal sostituto procuratore Claudio Martini hanno infatti stabilito che quella “passerella” di cemento sul torrente era abusiva: nessuno ne aveva mai autorizzato la costruzione.
L’indagine però ha chiarito che il responsabile della costruzione del guado, realizzato nel 1993 compiendo un illecito edilizio, è il titolare di un’impresa edile che nel frattempo è morto. Una circostanza che, di fatto, rende impossibile esercitare l’azione penale da parte della Procura. Il pm Martini ha infatti escluso che possano essere contestate al Comune delle responsabilità per la tragedia, avvenuta ad aprile scorso.
Quel tratto di torrente Letimbro, infatti, non è “indagato”, ovvero secondo il piano di bacino non è soggetto al pericolo di alluvione (tra l’altro – circostanza che può apparire quasi come una beffa – non rientra nella fascia rossa per una decina di metri) e quindi per quella zona, in caso di allerta meteo, non sono previsti degli obblighi di protezione civile particolari. Nello specifico il fatto che il Comune di Savona avesse mandato un sms per avvisare i residenti dello stato di allerta è considerato una precauzione corretta ed adeguata. Di conseguenza la Procura non può contestare nessuna violazione all’amministrazione comunale e, vista la morte del costruttore del guado abusivo, non possono essere individuati responsabili per la tragedia delle due donne.
Per questo, alla luce dell’esito delle indagini, è probabile che nelle prossime settimane il Procuratore Claudio Martini formalizzi la richiesta di archiviazione del fascicolo.
Le due amiche, entrambe di nazionalità ecuadoriana, erano scivolate in acqua intorno alle 21, mentre attraversavano la passerella (che era sormontata da circa 30 centimetri d’acqua). Una volta cadute nel Letimbro non avevano avuto scampo ed erano scomparse senza che il compagno di Ana Luisa Perez Munoz, un cinquantenne savonese, Gino Lucia, potesse fare nulla per salvarle.
L’allarme era stato immediato, ma nonostante l’impegno dei soccorritori (vigili del fuoco, volontari della protezione civile, soccorso alpino, squadre della Croce Rossa, polizia, carabinieri e polizia locale) le due donne erano risultate disperse per moltissime ore. I corpi, purtroppo ormai senza vita, erano stati trovati il pomeriggio successivo: uno era all’altezza della cava Germano, l’altro all’altezza di Villa Noli.
L’unico testimone della tragedia, Gino Lucia, era stato ascoltato a lungo dalla polizia. L’uomo aveva spiegato di essere arrivato all’altezza del guado in auto, insieme alla compagna, Ana Luisa Perez Munoz, e all’amica di lei, per rincasare. Visto che il fiume era ingrossato a causa delle piogge intense, aveva deciso di non attraversarlo in auto, ma di lasciarla lungo la strada per poi raggiungere l’abitazione (al di là del Letimbro) a piedi. A quel punto, mentre lui parcheggiava, le due donne avrebbero iniziato ad attraversare il guado e sarebbero scivolate nel torrente. Quando Lucia era arrivato davanti alla porta di casa aveva trovato tutto chiuso e le luci spente. Allora era tornato indietro giusto in tempo per vedere – così avrebbe riferito agli inquirenti – un braccio che spuntava dall’acqua e poi veniva inghiottito dal fiume. Di lì l’immediata chiamata al 112 che aveva attivato le ricerche.