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Liguria, la ricerca EY in collaborazione con l’Università di Genova indaga sulle sfide di crescita delle aziende liguri

La ricerca è basata su un sondaggio che ha coinvolto circa 90 imprese liguri

università di genova
Foto d'archivio

Liguria. Oggi viene presentata la nuova ricerca EY “Il Barometro della crescita” delle aziende liguri, realizzata con la collaborazione del dipartimento di economia dell’università degli studi di Genova, nell’ambito di un incontro presso il Palazzo della Borsa di Genova, a cui intervengono diversi imprenditori del territorio, oltre al sindaco di Genova Marco Bucci e del presidente di Confindustria Genova Giovanni Mondini.

La ricerca è basata su un sondaggio che ha coinvolto circa 90 imprese liguri, chiamate a rispondere su sette driver della crescita: clienti, persone e cultura aziendale, tecnologia digitale, operations, fonti di finanziamento, acquisizioni e alleanze, gestione del rischio.

Il progetto è volto all’approfondimento delle sfide di crescita percepite dalle aziende liguri e delle leve alle quali le aziende fanno ricorso per accelerare lo sviluppo, fronteggiare i rischi e rispondere alle esigenze di creazione e protezione del valore.

A proposito degli esiti della ricerca, Enrico Lenzi, partner EY, head of mediterranean private client service, ha commentato: “Dalla nostra ricerca emerge che la conquista di nuovi mercati, le nuove tecnologie digitali, l’apertura dei capitali e l’M&A sono le leve su cui si basa la strategia di crescita delle aziende in Liguria”.

“Lo studio rivela, inoltre, che è in atto un cambiamento della cultura d’impresa che sta iniziando ad incrinare i vecchi paradigmi: l’impresa del ‘futuro’ non potrà limitarsi a farsi sfiorare dall’onda digitale e rimodellare le funzioni Finance e IT, ma dovrà anche dotarsi di valori sostenibili e imparare a comunicare il proprio contributo al territorio in cui opera. Solo così saprà attrarre e trattenere i talenti delle nuove generazioni”.

“E’ essenziale – prosegue Lenzi – aiutare gli imprenditori in questa sfida attraverso uno sforzo comune e consistente delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Genova sarà città pilota del progetto Cultura d’impresa di Confindustria: il mio augurio è che non si perda questa opportunità”.

Sulla base delle opinioni dei rispondenti, le strategie a supporto della crescita maggiormente diffuse sono la focalizzazione sui clienti (continua ricerca della customer satisfaction) e l’innovazione tramite lancio di nuovi prodotti/servizi (70%). Segue l’ingresso in nuovi mercati (38%) e l’innovazione in ambito digitale (30%).

Tra gli indicatori impiegati per valutazione il successo del business, quello assolutamente più diffuso risulta essere l’EBITDA (68%), seguito dal fatturato (43,5%), la cui rilevanza è in linea con quella dei flussi di cassa nel caso delle aziende operanti nel settore dei trasporti.

Per quanto riguarda i rischi percepiti come più rilevanti per la pianificazione strategica, il primo fattore di rischio evidenziato dagli intervistati sono i limiti infrastrutturali del territorio (36,5%), seguito dalla barriere al commercio su scala internazionale (35%). I rispondenti individuano, inoltre, come rischi significativi anche i danni reputazionali (32%) e quello di mancato adeguamento delle tecnologie digitali (30,5%).

Circa il 40% dei rispondenti ha già implementato sistemi di data analytics e di dematerializzazione dei processi e circa il 30% delle aziende ne prevede l’adozione entro uno o tre anni. Le tecnologie di tipo robotics e di automazione dei processi sono però meno diffuse (26%) e quasi il 47% delle aziende non ne prevede l’adozione.

Le opinioni dei rispondenti evidenziano come la reputazione del brand sia percepita come il fattore più rilevante nel rapporto con la clientela (punteggio medio 7,37), e quanto la cultura aziendale e i suoi valori siano cruciali per la capacità attrattiva dell’azienda nei confronti dei talenti (punteggio medio 6,38).

Nonostante un complessivo avanzamento del processo di trasformazione digitale, alla tecnologia digitale è assegnato un ruolo ancora circoscritto nella visione del business (punteggio medio 4,65, con il 35% degli intervistati che relegano il digital a un ruolo marginale), con un impiego ancora limitato di tecniche analitiche avanzate e Big Data, che paiono destinate a una moderata crescita in un orizzonte temporale di 3/5 anni.

Vengono, invece, considerati fattori critici di successo l’integrazione di produzione e supply chain e la loro finalizzazione all’ottimizzazione sia dei costi sia di flussi di cassa e investimenti (punteggio medio 6,47). Secondo le previsioni a 3/5 anni dei rispondenti, la gestione strategica delle operations potrà divenire un driver importante soprattutto per le aziende di dimensione medio-grande.

Per quanto riguarda il ricorso alle forme di finanziamento ai fini del sostegno alla crescita, dalle opinioni dei rispondenti emerge che la Direzione aziendale si rivela pienamente consapevole del supporto che il capitale circolante può dare alla finanza aziendale (punteggio medio 7,76). Tuttavia, non altrettanta consapevolezza sembra riguardare le possibilità offerte da forme alternative di reperimento del capitale, come private equity, IPO e bond (punteggio medio 4,68, con ben il 45% degli intervistati che assegnano un punteggio pari o inferiore a 4).

Il ruolo dell’attività di M&A nell’ambito della strategia di business è visto come moderatamente rilevante così come il ruolo delle strategie di investimento di medio-lungo termine per la gestione di acquisizioni e integrazioni (punteggio medio rispettivamente 5,26 e 4,86), soprattutto nel caso di aziende dal fatturato più contenuto.

Con riguardo alla gestione del rischio, il 60% dei rispondenti condivide l’implementazione di un modello di identificazione, valutazione e monitoraggio dei rischi e dei relativi controlli, attribuendo un punteggio pari o superiore al 5%. Emerge, inoltre, un leggero rafforzamento del livello di documentazione formale delle procedure in un orizzonte di 3/5 anni.