Vado Ligure. Agg h 12:16 Si è concluso in Comune a Vado Ligure l’incontro tra il sindaco Monica Giuliano e le rappresentanze sindacali per la Sanac, con lo sciopero e la protesta indetta dai lavoratori. Per la giornata di domani il primo cittadino vadese invierà una lettera ufficiale al Mise, con la richiesta di aprire un tavolo parallelo per lo stabilimento di Vado oltre alla vertenza su Ilva. La missiva sarà inviata per conoscenza anche alla Prefettura di Savona e a tutti i parlamentari liguri.
“Chiederemo di vernire sentiti in sede ministeriale e avere un incontro prima possibile” afferma il sindaco Giuliano. “I ritardi del Ministero in merito alla questione di Taranto e al passaggio di proprietà rischia di penalizzare fortemente il nostro territorio: non possiamo certo permetterci di perdere altri posti di lavoro, 90 oltre all’indotto”.
“Auspichiamo che il Mise intraprenda un percorso positivo per trovare soluzione alla vicenda Ilva e di conseguenza dare garanzie e stabilità anche alla Sanac di Vado Ligure” conclude il sindaco vadese.
Per Corrado Calvanico, segretario della Femca Cisl: “Concordiamo con la linea del sindaco di Vado Ligure e manifestiamo tutta la nostra preoccupazione per questa fase di stallo che coinvolge la Sanac e tanti lavoratori. Dopo gli incontri calendarizzati del 4 luglio e del 9 luglio speriamo di essere ascoltati dal Mise e avere risposte concrete sul futuro dello stabilimento vadese. In caso contrario sarebbe un altro dramma occupazionale per Vado Ligure”.
– La vicenda dell’Ilva di Taranto arriva fino a Vado Ligure e coinvolge ancora una volta lo stabilimento Sanac, con oltre 80 dipendenti. Il tira e molla del Governo con la nuova proprietà Arcelor Mittal mette a rischio i lavoratori del sito produttivo vadese, che questa mattina hanno deciso uno sciopero con corteo fino al Comune.
Sono in attesa di essere ricevuti dal sindaco di Vado Ligure Monica Giuliano. Al centro della protesta le mancate garanzie sul passaggio di proprietà del gruppo ad Arcelor Mittal, la stessa multinazionale che ha appunto rilevato l’Ilva.
Lo stabilimento, specializzato nella produzione di refrattari industriali, era legato al gruppo Ilva. La sua produzione dipende ancora per il 75% da Taranto, ma l’azienda, convocata al Mise per discutere dell’immunità penale legata all’attuazione del piano ambientale, per il prossimo 4 luglio è preoccupata per le disposizioni previste dal decreto Crescita, divenuto legge da qualche giorno, che ha cancellato l’immunità dal prossimo 6 settembre.
La società ha quindi annunciato che senza le garanzie legali necessarie a portare avanti il piano ambientale lascerà il sito di Taranto proprio dal 6 settembre, con inevitabili conseguenze anche per la Sanac di Vado Ligure e il passaggio di proprietà che rappresentava una soluzione industriale e occupazionale per lo stabilimento vadese.
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