Analisi 2.0

Albenga: Calleri vs Tomatis una sfida degna di Nostradamus, ma quante liti e colpi bassi

Per le vie e nei principali ruoli di aggregazione è il ballattaggio l’argomento più in voga, ma regna incertezza

Tomatis Calleri Nostradamus sfera

Albenga. “Ma chi lo vincerà il ballottaggio tra Tomatis e Calleri?”. É questa, senza ombra di dubbio, la domanda più in voga ad Albenga nelle ultime due settimane. Complice forse anche la fine dei campionati di calcio, il match ingauno è diventato l’argomento principe delle discussioni nelle vie e nei principali luoghi di aggregazione della città.

Se giornalisti e addetti ai lavori di questa tornata elettorale avessero chiesto un euro per ogni volta che la domanda in questione gli è stata posta, probabilmente a quest’ora sarebbero già altrove, a dedicarsi a ben altro rispetto al ballottaggio. Ma il responso finale, anche se può sembrare una banalità, non può conoscerlo ancora nessuno. Fa specie, però, che anche la convinzione palesata da tanti al primo turno abbia lasciato spazio all’incertezza più totale. Molti elettori “sicuri” dell’esito prima del 26 maggio ora sono preda del più classico dei dubbi e chiedono: “Ma alla fine secondo te chi vince?”.

IVG, dopo l’analisi territoriale del voto ingauno, ha provato allora ad analizzare anche i motivi che hanno portato a questa fase di totale incertezza e a individuare quali sono le “incognite fondamentali” in vista del 9 giugno.

L’affluenza. Albenga ritorna al voto dopo aver spinto alle urne, lo scorso 26 maggio, oltre 13mila persone, grazie alla quali Tomatis e Calleri hanno portato a casa rispettivamente il 40 e il 44 per cento. Un quadro che apparentemente vedrebbe Calleri in leggero vantaggio, con Tomatis in “rincorsa”. Ma il numero totale degli elettori che si ri-recherà alle urne sarà lo stesso? Certo è che, fino alle 23 del 9 giugno, non sarà dato saperlo e questo riporta la situazione al punto di partenza, rimettendo i due candidati appaiati su un’ideale linea di partenza: “0 a 0 e palla al centro”, come si suol dire.

Europee e preferenze. Alle Elezioni Europee, i 3 principali partiti della coalizione di centrodestra che sostengono Calleri hanno ottenuto circa il 60% di preferenze nell’albenganese. Un dato non replicato, però, alle amministrative, almeno non il 26 maggio. Tanti, infatti, sono coloro che, stuzzicati probabilmente dall’idea di avere un rappresentante del territorio a Bruxelles, hanno speso la propria preferenza per la Lega nella persona di Cristina Porro, andato però poi (lo confermano i dati) a votare, in termini di amministrative, candidati inseriti in liste “concorrenti”. Ma il 9 giugno non ci sarà più spazio per le preferenze: sarà una scelta secca tra centrosinistra e centrodestra. Sarà, dunque, confermato il voto europeo o quello per l’aspirante sindaco per cui parteggia il “proprio” candidato consigliere?

Fattore Distilo. Forse il più importante, sia in positivo che in negativo, per entrambi gli schieramenti. Diego Distilo, forte di un ottimo 10%, ha deciso di non apparentarsi ufficialmente, ma ha palesato il suo appoggio a Riccardo Tomatis. E qualcuno ha già anche iniziato a fare una conta, un po’ banale e sommaria, minimizzando la mossa elettorale con una somma automatica tra il 40% di Tomatis e il 10% di Distilo. Troppo semplice, e per due motivi. Primo: Distilo ha ottenuto il suo 10% a “macchia di leopardo” con un ottimo risultato nelle frazioni ma anche in centro, segno che la richiesta di un “voto di protesta-alternativa” è stata accolta un po’ ovunque. Ora però la partita si giocherà proprio tra i due schieramenti ai quali i suoi elettori avevano detto “no” al primo turno. Secondo: “Nelle mie liste civiche c’è una forte anima di centrodestra”, ha detto recentemente Distilo. Che però ha scelto Tomatis. Un bel dilemma per gli elettori: tenere fede al proprio credo politico, oppure seguire ancora la verve e le parole di Distilo “travasando” le proprie preferenze nel centrosinistra?

C’è anche il MoVimento. Il M5S non avrà un rappresentante in consiglio comunale, non avendo superato lo “sbarramento”, ma ha comunque portato a casa un 6% complessivo. Quasi 800 persone hanno scelto i pentastellati e domenica 9 giugno saranno chiamate a scegliere tra lo schieramento del proprio alleato di Governo (la Lega, con il centrodestra) e il centrosinistra di Tomatis. Scelta tutt’altro che semplice e scontata: prevarrà l’alleanza politica o la propria visione delle qualità e delle proposte dei due candidati-schieramenti?

Alle urne l’arduo, e lieto allo stesso tempo, compito di fornire il responso finale, unico e inappellabile, sancendo il fischio finale di una partita tosta, che ha monopolizzato l’attenzione della città delle torri negli ultimi mesi. Una partita condita anche da qualche colpo basso, di cui, francamente, si sarebbe fatto volentieri a meno. La speranza, infatti, è che i cittadini vadano a votare e lo facciano in tanti, ma analizzando programmi, proposte e persone, senza farsi demotivare o disilludere da liti e diatribe social di basso livello che, a dispetto delle convinzioni di alcuni “supporters”, altro non fanno che arrecare danno ai rispettivi candidati sindaco.

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