Savona. I fratelli Donato, Pietro e Francesco Fotia sono stati rinviati a giudizio questa mattina davanti al gup Alessia Ceccardi con l’accusa di bancarotta fraudolenta per distrazione in relazione al fallimento della Scavo.Ter dichiarato il 22 aprile del 2016 dal tribunale di Savona.
Durante il processo, che inizierà a settembre, i fratelli Fotia dovranno rispondere della contestazione di aver sottratto una somma complessiva di 1.125.000 euro dal patrimonio sociale. Soldi che, secondo la Procura, sono il corrispondente dei compensi per gli amministratori, ovvero due dei tre imputati, che però sarebbero stati versati “in assenza di delibera assembleare di autorizzazione” contribuendo a creare una situazione di dissesto nei conti della società.
Una tesi contestata da Pietro Fotia che, carte alla mano, in aula ha mostrato le delibere relative ai pagamenti finiti nel mirino degli inquirenti. Per l’accusa, però, quei documenti non sarebbero stati validi perché il consiglio di amministrazione era decaduto e, di conseguenza, quando i pagamenti erano stati erogati non avevano più valore. Un argomento che, con tutta probabilità, sarà riaffrontato e approfondito anche durante il dibattimento davanti al collegio del tribunale.
Donato Fotia è stato rinviato a giudizio come presidente del cda e amministratore delegato della Scavo.Ter dal 2007 al 2015 e poi come liquidatore, Pietro come amministratore di fatto dell’azienda di famiglia, mentre Francesco come consigliere del cda dal 2007 al 2015. Nello specifico, i pagamenti su cui si basa l’accusa di bancarotta sono relativi a 906 mila euro circa, tra il 2010 e il 2015, destinati a compensi per gli amministratori Donato e Francesco; ad altri pagamenti non giustificati per 12700 euro a favore di Francesco, effettuati tra 2012 e 2015; ma anche ad altri pagamenti erogati a favore del consiglio d’amministrazione nell’anno 2009 per 206 mila euro.
Nel processo si è costituito come parte civile il curatore fallimentare della Scavo.Ter Stefania Chiaruttini rappresentato dall’avvocato Carlotta Fiori.
