Regione. È pronta e carica in vista dell’appuntamento con le Elezioni Europee del prossimo 26 maggio. È candidata con il Movimento 5 Stelle, forte di un’esperienza politica già solida e maturata “sul campo” e con idee chiare su come “cambiare l’attuale Unione Europea, tutelare il Made in Italy e puntare al salario europeo minimo”.
Si tratta dell’avvocato Silvia Malivindi, consigliere comunale per il Movimento a Ventimiglia, dove si era candidata a sindaco nel 2014. Prima del ritorno a Ventimiglia, però, anche una lunga parentesi all’estero, in particolare dopo la laurea triennale in scienze giuridiche, con una laurea magistrale in Diritto Internazionale ed Europeo conseguita a Parigi e un master in “Impresa e diritti dell’Unione Europea”.
“L’Unione Europea per me è stata materia di studio e di interesse forte. Ho creduto fortemente nell’Europa, ma nell’Europa dei popoli non nell’Europa degli ultimi anni che i cittadini sentono distante, – ha esordito la candidata pentastellata. – A volte l’attuale Europa sembra quasi un limite all’espansione dell’Italia e alla valorizzazione delle nostre eccellenze. E poi anche un’Europa che appare poco responsabile, a volte ipocrita, ad esempio nella gestione del flusso dei migranti. In questi anni a Ventimiglia, ad esempio, ho sempre visto un atteggiamento un po’ ‘particolare’ da pare della Francia. Si è sempre detta ‘solidale e accogliente’ sulla carta, poi ha chiuso la frontiera, con un atteggiamento di chiusura totale e mancanza di responsabilità da parte di chi, per primo, ha destabilizzato il continente africano”.
“Questa Unione Europea sta diventando diversa dalle idee di chi l’ha voluta creare e di chi ci ha creduto fortemente. Secondo me è arrivato il momento di dare un segnale per tornare ad un’Europa dei popoli, che metta al centro la persona e non solo austerity e ipocrisia”.
Dalla concezione e idealizzazione di Unione Europea alla tutela del “Made in italy”. Ha proseguito Malivindi: “Uno dei punti fondamentali del Movimento 5 Stelle è la tutela del ‘Made in Italy’: 2 prodotti su 3 che circolano in Europa con la dicitura ‘Made in Italy’ in realtà sono contraffatti e noi dobbiamo riprenderci quella fetta di mercato. Come? C’è il regolamento per il ‘Made in’, che è fermo in consiglio. Bisogna portare avanti questo strumento e adottare tecnologie come la tracciabilità digitale, che consentono di tracciare il prodotto dal momento della sua produzione-creazione. Si tratta di forme di tutela per il settore alimentare anche per evitare eventuali contaminazioni. La tecnologia può aiutare a riprenderci quella fetta di mercato che ci viene ‘rubata’ dalla contraffazione”.
Infine, un passaggio sul cosiddetto salario europeo minimo garantito a cui i 5 Stelle credono fortemente: “Il tema del salario minimo è importante a livello nazionale: l’Italia è uno dei pochi paesi che non si è dotata di questo strumento. Ed è importante portarlo avanti anche a livello europeo per fermare le delocalizzazioni. Ci sono imprese che delocalizzano nei paesi con salario bassissimo e poi effettuano concorrenza sleale contro le imprese che rimangono sul territorio italiano e si ritrovano scavalcate. Portare avanti il salario minimo europeo è fondamentale affinché tutti i 28 paesi dell’Europa abbiano un salario minimo diviso per ogni settore e sotto il quale non si può scendere. Solo cosi potremmo tornare ad avere una buona occupazione, fermando le delocalizzazioni”, ha concluso la candidata pentastellata.