Progetto

Albisola, è nato l’orto sinergico per promuovere un’agricoltura sostenibile e da realizzare anche in città

Per lavorare un orto di questo genere non è necessaria molta fatica fisica

Albisola Superiore. All’interno del Parco dell’Accoglienza del Santuario della Pace è stato realizzato uno spazio per la coltura di piante da produzione. Tuttavia, non si può parlare di un orto comune, in realtà si tratta di un “orto sinergico”. ‘Sinergico’ perchè basato su una tecnica di coltivazione, scientificamente provata, che consiste nel lasciare grande libertà alla natura.

“Abbiamo iniziato a mettere le fave – racconta l’ingegnere Diego Vassallo – perchè questo tipo di verdure fissano l’azoto, come il trifoglietto (spontaneo); poi, in un secondo momento, inseriremo pomodori, basilico, insieme a fragole, ma senza eliminare la radice delle precedenti coltivazioni”. Come spiega ancora il grande sostenitore di questo orto, il lavoro dell’uomo non è faticoso, si limita a inserire le sementi nel terreno, a controllare che i prodotti crescano liberamente e a strappare dal terreno le erbe spontanee, ma senza estirparle del tutto, come si suole fare nell’agricoltura tradizionale, ma adagiandole semplicemente al suolo, facendo in modo che, seccando, formi un tappetto simile al fieno (paciamatura) e mantenga l’equilibrio naturale dell’orto, grazie alle sostante nutritive.

orto sinergico albisola

Questa tecnica, il più naturale possibile, si fonda sul realizzare un impianto di irrigazione a goccia che permette di ottimizzare il consumo idrico; e dei cumuli di terra, detti ‘bancali’, di altezza pari a 40 cm circa, dove verranno inseriti semi e piante di diverso tipo, la cui combinazione sia feconda e non dannosa (appunto, sinergica).

“Si tratta di un’agricoltura che non utilizza pesticidi – continua Vassallo -, nell’agricoltura sinergica, i fiori sono fondamentali: associando piante di produzione e fiori particolari si permette di tenere distanti certi parassiti”.

Il punto a favore dell’orto sinergico è la sostenibilità: a differenza dell’agricoltura tradizionale che prevede l’aratura, “qui non si ara, perchè in natura non esiste un terreno arato”, ma a realizzare un lavoro simile all’aratura, in modo naturale sono le piante stesse, anche quelle infestanti che si decompongono, la cui radice (ancora sottoterra) offre sostanze nutritive al terreno.

L’obiettivo, confessa Vassallo, è quello di diffondere questo tipo di agricoltura, di creare una comunità di persone che coltivino in sinergia anche lo stesso terreno. Ad oggi, l’orto sinergico de La Pace è stato realizzato con l’aiuto dei rifugiati provenienti da diversi Paesi del mondo, accolti proprio dal Santuario della Pace, “ma il grande passo avanti  sarebbe quello di estendere i raccolti, di avere a disposizione nuovi terreni (anche in città) dove chiunque possa dare un proprio contributo (ragazzi, anziani, persone comuni che abbiano la passione per l’agricoltura)”.