Savona. Assolto perché il fatto non sussiste. È questo il verdetto del processo che vedeva a giudizio Eric Festa, esponente del Movimento 5 Stelle di Savona, con le accuse di oltraggio ad un corpo politico e amministrativo. Accusa che questa mattina è completamente caduta davanti al giudice Francesco Giannone che ha pronunciato una sentenza di assoluzione accogliendo la tesi della difesa (i motivi della decisione saranno noti tra 90 giorni).
Nella scorsa udienza il pubblico ministero aveva chiesto invece per Festa una condanna a duemila euro di multa sostenendo che non avesse mantenuto un atteggiamento decoroso rispetto al contesto e alla presenza di pubblico.
Il processo riguardava un episodio avvenuto a Palazzo Sisto il 10 marzo del 2016: quel giorno Festa stava seguendo dal pubblico il consiglio comunale durante il quale si sarebbe dovuto affrontare l’argomento Tari. A causa dell’assenza del numero legale di consiglieri, però, la votazione sulla pratica era saltata perché la seduta del parlamentino savonese era stata sospesa. Una decisione che non era stata accolta positivamente dall’esponente pentastellato che, secondo la ricostruzione dell’accusa, aveva reagito insultando i membri del consiglio comunale dandogli dei “cogl…i”.
Un epiteto che sarebbe stato sentito da alcuni consiglieri di maggioranza ed aveva creato un certo scompiglio in aula tanto che erano intervenuti anche gli agenti della polizia municipale di presidio a palazzo Sisto durante le riunioni del parlamentino. Proprio alla luce della relazione sull’episodio depositata dai vigili, in Procura era stato aperto un fascicolo a carico di Eric Festa che poi era sfociato in un decreto penale di condanna al pagamento di una multa da mille euro. Provvedimento al quale, con l’assistenza dell’avvocato Roberto Suffia, l’esponente del Movimento 5 Stelle si era opposto sostenendo anche che gli accertamenti effettuati dalla polizia municipale fossero basati soltanto sulle dichiarazioni degli esponenti dell’allora maggioranza.
Il caso era quindi finito davanti al giudice Francesco Giannone. Nelle udienze del processo erano stati ascoltati tre testimoni della difesa, ovvero gli esponenti del Movimento 5 Stelle savonese Manuel Meles, Milena De Benedetti e Andreino Delfino che quel giorno erano presenti, il primo nel pubblico e gli altri due seduti sui banchi dei consiglieri comunali. Tutti e tre avevano spiegato come si erano svolti i fatti dal loro punto di vista ribadendo che Festa, seppur in maniera “colorita”, aveva espresso il suo disappunto per l’ennesima sospensione del consiglio comunale per mancanza del numero legale che avrebbe causato, oltre che la mancata votazione sulla Tari, anche quella su alcune mozioni ritenute importanti per i 5 Stelle.
Secondo la difesa, infatti, Festa non avrebbe pronunciato un insulto verso i componenti del consiglio comunale. Insomma, l’esponente dei grillini avrebbe esclamato “che due cogl…i” per esprimere la delusione per la sospensione. La parola incriminata sarebbe quindi stata effettivamente pronunciata, ma in un contesto diverso rispetto all’ipotesi dell’accusa.
Inoltre, nella sua discussione, l’avvocato Suffia ha sottolineato che perché l’offesa sia punibile deve avvenire al cospetto del corpo amministrativo, non solo in senso fisico ma anche funzionale. “Al momento del fatto quindi il corpo amministrativo deve essere nell’esercizio delle sue funzioni. Quando Festa avrebbe pronunciato l’offesa però il consiglio era sciolto ed aveva cessato le sue funzioni” ha detto il legale.
“Secondo i testimoni dell’accusa le parole erano rivolte ai consiglieri di maggioranza e quindi, anche ammettendo che abbia detto quella frase, e per noi non l’ha fatto, non l’avrebbe rivolta al consiglio comunale” ha concluso l’avvocato Suffia.
La sentenza è stata accolta con soddisfazione da Festa, che non ha però voluto rilasciare nessun commento a caldo, mentre il suo legale ha precisato: “Apprezzo una magistratura che ha dato voce a tutti e ha sicuramente ben valutato gli esiti di questo processo”.