Lettera Aperta.
Prendo spunto per un ragionamento in merito alla vicenda di cui si è resa protagonista la consigliera comunale Simona Saccone di Savona che pubblicando un festoso post di giubilo sulla creazione dei fasci di combattimento ancor più grave aver insistito con la lettera farneticante che ha inviato al consiglio comunale, si è attirata le giuste critiche da parte delle istituzioni democratiche del Paese oltre a quelle Savonesi. In seguito alle deprecabili minacce di morte (che io condanno) che hanno rivolto alcuni stupidi a lei ed ai suoi familiari, leggo che si è rivolta alle forze dell’ordine per denunciare il fatto, forze dell’ordine democratiche che ovviamente e doverosamente si sono mobilitate in sua tutela.
Vorrei che ciò portasse la sig. Saccone a riflettere su quanto le è accaduto ricordandole che quelli che lei con quel delirante post ha impunemente commemorato e festeggiato, esaltandoli, si resero protagonisti di minacce e di fatti delittuosi molto peggiori di quelli accaduti a lei. Infatti essi dal 1919 al 1945 non solo non difendevano chi era stato minacciato, ma anzi li pestavano a morte, li rinchiudevano nelle carceri, li mettevano al muro in quanto “oppositori” di quel regime dittatoriale scaturito dalla creazione dei fasci di combattimento.
Concludo ricordando che Savona è città medaglia d’oro al valore per la Resistenza e consigliando a lei ed ai nostalgici di riflettere bene sul valore della Democrazia e sul fatto che malgrado le sue posizioni politiche antistoriche, il processo che ha sconfitto il fascismo l’ha portata, anche se donna, ad essere elettrice ed un esponente politico liberamente eletto, cosa non pensabile durante la delittuosa epoca fascista.
Luigi Borini