Presunto raggiro

Accusati di aver truffato un fornitore per non pagare un debito: tre ex manager del gruppo Nucera assolti

A giudizio erano finiti Andrea Damele, Daniele Capello e Vincenzo Chiaro: erano accusati di aver escogitato un'operazione per non saldare un fornitore

tribunale

Savona. Truffa. Era l’accusa della quale dovevano rispondere Andrea Damele, Daniele Capello e Vincenzo Chiaro, tre manager di due società, la Geo Costruzioni e la Siib, entrambe del gruppo dell’imprenditore Andrea Nucera, che però ieri sono stati assolti perché il fatto non sussiste in tribunale a Savona.

La vicenda per la quale i tre erano finiti a giudizio è legata al periodo del sequestro del cantiere T1 di Ceriale ed al conseguente fallimento del gruppo Geo. Una situazione che, di fatto, aveva bloccato i pagamenti verso i fornitori della Geo Costruzioni. In quel contesto, secondo la ricostruzione della Procura, al legale rappresentante della Sie, una società che vantava un credito proprio nei confronti della Geo Costruzioni, era stato proposto di acquisire un immobile di proprietà del gruppo Nucera, che si trovava ad Albenga, dal quale sarebbe stato “scontato” il valore del debito insoluto.

Un’operazione che aveva ricevuto l’ok del fornitore e, per questo, la Siib, società proprietaria dell’immobile, si era accollata il debito della Geo Costruzioni nei confronti della Sie. Durante la trattativa però sarebbero emersi un problema legato all’agibilità della casa, ma anche uno sulla possibilità di detrarre l’IVA per l’acquirente che, credendo si trattasse di escamotage per far saltare l’operazione e non pagare il debito, aveva denunciato la truffa. Dopo la denuncia, inoltre, era sorto anche un problema sulla firma nel documento in cui si certificava l’accollo del debito (che però, con una perizia, è stata riconosciuta come autentica).

Nei guai erano quindi finiti Chiaro, direttore della Geo Costruzioni, ma anche Damele e Capello, che si erano succeduti come legali rappresentanti della Siib. Durante il processo i difensori dei tre imputati (gli avvocati Enrico Nan, Vittorio Varalli, Amedeo Caratti e Massimo Badella) hanno dimostrato che i problemi di agibilità sull’immobile non erano in alcun modo provati, ma anche che la questione legata all’IVA era meramente contrattuale e fiscale, di conseguenza, non dipendente dalla Siib.

Per questo motivo, secondo i legali, dietro all’operazione non c’era nessuna volontà di raggirare la Sie e quindi non sussisteva nessun presupposto per contestare una truffa (che richiede che siano individuati “artifizi o raggiri” per indurre la vittima in errore o produrre ingiusto profitto). Una tesi che, evidentemente, è stata accolta anche dal giudice che ha assolto tutti gli imputati.

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