Truffa

Processo “Cairo Salute”, il pm chiede 8 condanne per i medici della struttura

Secondo la Procura i dottori lavoravano quattro giorni alla settimana e non cinque e il raggiro avrebbe procurato un danno da 400 mil euro

tribunale Savona aula

Savona. Otto richieste di condanna ad un anno e sei mesi di reclusione e 600 euro di multa. Sono quelle formalizzate questa mattina in aula dal pubblico ministero nell’ambito del processo relativo all’inchiesta su “Cairo Salute”. A giudizio, con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, ci sono otto medici della struttura: Amatore Morando, Marcello Cadei, Giovanni Perdonò, Benvenuto Serafini, Donatella Botta, Roberto Rodino, Marcella Calleri Di Sala e Laila Marino.

La sentenza non arriverà prima del prossimo 5 aprile: questa mattina, infatti, dopo la requisitoria del pubblico ministero è iniziata anche la discussione dei difensori che però non è ancora finita e proseguirà appunto nella prossima udienza.

L’indagine su Cairo Salute era stata coordinata dal sostituto procuratore Daniela Pischetola secondo cui gli otto dottori, approfittando della struttura di medicina di gruppo, avevano organizzato i loro turni per lavorare quattro giorni alla settimana anziché cinque come previsto dalla convenzione stipulata con l’Asl 2 Savonese.

Secondo la tesi della Procura, Morando e i suoi soci garantivano sempre ai pazienti la presenza di un medico, ma senza la continuità nel servizio. In alcuni casi, sempre per gli inquirenti, quando uno dei medici era assente non lo comunicava alla Asl per farsi sostituire (come previsto dalla normativa), ma contava sulla presenza di uno dei colleghi all’interno della struttura Cairo Salute. In particolare la tesi dell’accusa è che i medici non lavorassero nel giorno destinato alle visite su appuntamento: dagli accertamenti sarebbe emerso che non esisteva nemmeno un registro con le prenotazioni.

Così facendo si sarebbe concretizzata la truffa che, secondo i conteggi effettuati dagli inquirenti, avrebbe procurato all’Asl 2 Savonese un danno da 400 mila euro sulla base delle prestazioni non effettuate e della medicina di gruppo.

Tesi duramente contestata dai difensori degli imputati che hanno sempre fatto leva sul fatto che l’Asl 2 Savonese, parte civile nel processo, fosse a conoscenza del fatto che ogni singolo medico fosse nella struttura di gruppo per quattro giorni alla settimana (come previsto nei “patti parasociali”) e che l’avesse anche avvallata. Proprio il fatto che l’Asl fosse a conoscenza della prassi (anche senza entrare nel merito della correttezza o meno della procedura), secondo le difese fa cadere i presupposti per contestare la truffa.

L’inchiesta sulla medicina di gruppo in Valbormida era scattata dopo una serie di perquisizioni all’interno di Cairo Salute.

Due degli imputati, i dottori Morando e Marino, hanno sempre precisato di non aver mai saltato nessun giorno di lavoro. Come hanno spiegato i loro legali, i medici avrebbero infatti ricevuto i pazienti una volta a settimana nel loro studio “secondario”. Insomma i giorni di lavoro sarebbero stati cinque, dei quali quattro all’interno di Cairo Salute e il quinto in un altro studio (tanto che a loro due la Procura non contesta di non aver raggiunto il monte di ore, quindici, previsto per ogni settimana di servizio).