Provincia. Forse non potranno mai scalzare dalle posizioni di vertice le pizzerie, ma di sicuro hanno da tempo surclassato quelli che propongono la farinata. Stiamo parlando dei ristoranti etnici: che si tratti di cinesi, degli ormai consolidati “kebabbari” o dei moderni locali “fusion”, il fenomeno è in forte espansione nella nostra provincia. E i savonesi si stanno sempre più abituando a trascorrere una serata degustando piatti tipici di tradizioni culinarie esotiche.
Lo si evince da alcuni dati, che parlano di una vera e propria esplosione negli ultimi cinque anni: secondo i numeri forniti a IVG dalla Camera di Commercio Riviere di Liguria, al 30 settembre 2018 nel savonese c’erano 199 imprese della ristorazione con titolare straniero, più che a Imperia (162) e il doppio che nello spezzino (99).
Il loro numero in provincia di Savona è in crescita del 36,3% rispetto al 2013, quando se ne contavano 53 in meno. Un aumento comunque generalizzato: nel genovese si è passati da 340 a 467, a Spezia da 64 a 99, a Imperia sono addirittura raddoppiate (da 84 a 162).
Va precisato che si parla come detto di ristoranti con titolare straniero: un dato che quindi non identifica esattamente i ristoranti etnici (per i quali non esiste una categoria apposita) ma può fornire comunque una indicazione. Analizzando le nazionalità dei titolari, quasi un quarto del totale sono egiziani: 46 ristoranti su 199, il 23,11%, sei in più rispetto a 5 anni fa. Seguono i cinesi: sono 29, il 14,57% del totale, e dal 2013 da oggi sono aumentati di 11 unità.
A fare la parte del leone è ovviamente la città di Savona, in cui operano 49 ristoranti con titolare straniero, di cui 13 cinesi e 10 egiziani. Seguono Albenga con 24 imprese e il trittico Finale Ligure-Pietra Ligure-Loano con 14 ristoranti l’una. Dodici quelli presenti ad Alassio, 7 a Varazze, 6 a Cairo Montenotte.
Complessivamente sul territorio savonese nel settore operano 1.569 imprese, il 12,7% delle quali a gestione straniera. E’ la percentuale più bassa in Liguria: nel genovese sono il 17,5%, nell’imperiese il 15,2% e nello spezzino il 13,4%.
Numeri in ogni caso ben distanti da quelli dei maggiori centri urbani. La classifica è dominata da Milano, con le sue 3.137 imprese e 12.889 addetti, seguita da Roma (rispettivamente 2.357 e 7.144) e Torino (1.277 e 3.926). Analizzando i dati si nota una netta distinzione geografica, con Centro-Sud e Isole, ad eccezione della capitale, interessate in misura minore dal fenomeno.