La sentenza

Presunto giro di intestazioni fittizie di beni: Antonio Fameli patteggia fotogallery

Insieme a lui hanno patteggiato altre due persone: secondo l'accusa Fameli aveva aggirato la misura di prevenzione personale, ma anche "lavato" dei contanti attraverso la Banca d'Italia

Savona. Un anno e sei mesi di reclusione per Antonio Fameli, dieci mesi e venti giorni per Fabio Domenicale e Noemi Fugassa. Si è chiuso con questa sentenza il processo per un presunto giro di intestazioni fittizie che aveva preso le mosse da un’indagine dei carabinieri del nucleo operativo provinciale.

Dopo una serie di rinvii dovuti ad alcuni problemi di salute di Fameli, il patteggiamento è stato definito davanti al collegio del tribunale di Savona che ha concesso la sospensione condizionale della pena a Noemi Fugassa, che era incensurata, ed anche alcune attenuanti agli altri due imputati.

L’operazione nella quale erano finiti nei guai Fameli, Domenicale e Fugassa (difesi dagli avvocati Gian Maria Gandolfo, Silvio Carrara Sutour e Alessandro Stipo) era stata battezzata “Il ritorno”. Fameli e Domenicale, entrambi residenti a Loano, dovevano rispondere (il primo per più episodi, il secondo soltanto per uno) dell’accusa di attribuzione fittizia di titolarità o disponibilità di somme di denaro (articolo 12 quinquies della legge 356/92). Solo Fameli invece era accusato anche di omessa comunicazione, essendo sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale, della disponibilità di denaro (articolo 76 c. 7 D.lvo 159/11) e per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (articolo 648 ter). Infine Fugassa era accusata di aver aiutato Fameli ad aggirare la misura di prevenzione personale facendosi nominare amministratrice di un’attività che, di fatto, sarebbe stata gestita da Fameli.

L’indagine sulle presunte irregolarità si era concretizzata attraverso pedinamenti ed intercettazioni. Proprio monitorando Fameli i carabinieri avevano scoperto una serie di operazioni sospette legate all’intestazione fittizia di beni e al “lavaggio” di denaro attraverso la Banca d’Italia.

Uno degli immobili che secondo gli inquirenti era stato acquistato da Fameli attraverso un prestanome, Noemi Fugassa appunto, è il chiosco “Loano Beach” sul lungomare loanese, ma l’attenzione del faccendiere sarebbe stata anche su un complesso immobiliare della Riviera.

Per quanto riguarda il filone dei contanti “ripuliti”, secondo i militari, da gennaio a maggio del 2015 Fameli aveva depositato circa 115 mila euro in contanti e altri 13 mila sono stati sequestrati durante uno degli ultimi tentativi di effettuare il cambio.

Il sistema usato per il “lavaggio” dei contanti sarebbe stato semplice: attraverso dei collaboratori, tra cui anche lo stesso Domenicale, ingenti somme di denaro in banconote da 500 euro volutamente rovinate venivano portate negli sportelli della Banca d’Italia per essere cambiate. Così facendo, secondo gli inquirenti, il contante tornava “pulito” nella disponibilità di Fameli.

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